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A cura di Ferruccio Bovio
Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, ha dunque rassegnato le proprie dimissioni dal suo incarico, formalizzando una svolta che, in realtà, da tempo era nell’aria. Ricordiamo che Toti si trova da ben 80 giorni agli arresti domiciliari, accusato di corruzione. A consegnare la lettera del presidente dimissionario all’ufficio protocollo della Regione è stato l’assessore Giacomo Raul Giampedrone, amico personale dello stesso governatore. A questo punto, la procedura prevede che, entro 90 giorni, gli elettori vengano nuovamente convocati alle urne.
Intanto, l’avvocato Sefano Savi, che ha assunto la difesa di Toti, rinnoverà l’istanza di revoca degli arresti domiciliari, dal momento che, con le dimissioni, dovrebbero cadere i presupposti che, fino ad oggi, avevano limitato il ritorno alla libertà dell’ex governatore. Nella lettera con la quale Giovanni Toti ha annunciato la sua decisione di rinunciare alla guida della Liguria, si legge che, a ormai tre mesi dalla sospensione dall’incarico che gli elettori gli avevano affidato, gli pare ormai giunto il momento di rassegnare le sue irrevocabili dimissioni, assumendosi, quindi, tutta la responsabilità di “richiamare alle urne, nei prossimi tre mesi, gli elettori che dovranno decidere del proprio futuro”. Toti aggiunge come gli sembri necessario che i cittadini, a questo punto, tornino ad esprimersi “per ridare alla politica, al più presto, quella autorevolezza e quello slancio che sono indispensabili per affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte a sé per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica”. Il governatore conclude il suo messaggio di commiato, esprimendo la convinzione di lasciare “una Regione in ordine”.
Tra le forze politiche che hanno commentato la decisione di Toti, non si è fatta attendere la presa di posizione della Lega, secondo la quale “i cittadini sapranno rispondere democraticamente, riconfermando il centro destra che ha rilanciato la Regione da tutti i punti di vista”.
Per il presidente di Azione, Carlo Calenda, forzare le dimissioni di un Governatore attraverso l’imposizione di misure cautelari è “indegno di uno stato di diritto”: così come è indegno “usare le inchieste come fondamento di un confronto politico”. Pertanto, sempre a giudizio di Calenda, “non è stata una bella pagina per la democrazia italiana”.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
27 Luglio 2024
Scritto da: Giornale Radio
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