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Addio a Giorgio Armani, l’uomo che rivoluzionò la moda italiana

today5 Settembre 2025

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Giorgio Armani, il maestro che ha trasformato la moda italiana, vestendo star e potenti, e che ha lavorato fino all’ultimo giorno per celebrare mezzo secolo di carriera.

È morto a 91 anni Giorgio Armani, l’uomo che aveva rivoluzionato la moda italiana. Aveva vestito le più importanti star del cinema, della musica, della tv, dello sport, e numerosi potenti del mondo. Armani era a casa in convalescenza dopo un ricovero ospedaliero. Se n’è andato lavorando.

Nonostante non potesse partecipare fisicamente alle sfilate maschili e a quella di haute couture, aveva infatti seguito le prove sino all’ultimo da remoto, controllando i vestiti, consigliando i suoi collaboratori. E si stava occupando in questi giorni anche della sfilata, in programma all’Accademia di Brera il prossimo 28 settembre, con cui avrebbe celebrato i 50 anni di carriera.

Chi era Giorgio Armani

Armani era nato a Piacenza l’11 luglio del 1934. Nel 1949, si trasferisce con la sua famiglia a Milano. Nel ’53 s’iscrive alla facoltà di medicina, ma dopo 3 anni arriva la chiamata alla leva. Tornato a casa, decide di non riprendere gli studi, e finisce per trovare lavoro in Rinascente, il grande magazzino milanese per eccellenza. Fa il vetrinista e il commesso, e impara come funziona a quel tempo il mercato della moda.

Nel 1965 Nino Cerruti lo assume e affida a lui, senza alcuna esperienza tecnica, la sua collezione. Il suo amico, compagno e partner finanziario Sergio Galeotti lo convince ad aprire uno studio di consulenza. La prima linea in cui compare il suo nome è quella creata per Sicons, azienda pellettiera. Lui e Galeotti capiscono che i tempi sono maturi per una collezione Giorgio Armani: il 24 luglio 1975 nasce il marchio con sede in corso Venezia. Due stanze, quattro scrivanie. Poche settimane dopo debutta in passerella con la primavera/estate 1976, al Plaza Hotel di Milano.

Un trionfo per il marchio e pure per la città, che diventa il fulcro del p-à-p italiano. Nel 1980 lancia il simbolo della sua rivoluzione: la giacca destrutturata. Prende le classiche costruzioni sartoriali e le svuota, le rende morbide, avvolgenti, comode senza perdere la silhouette. Nel 1982 Time gli dedica una copertina. Prima di lui era successo solo a Christian Dior. Nel 1981 alla prima linea s’affianca Emporio Armani, quella pensata per i giovani: i jeans, le felpe e gli accessori con il logo dell’aquilotto diventano uno degli status symbol della nuova generazione, con il negozio in via Durini.

Armani e la beneficenza

Il 23 febbraio 2020, quando il Covid inizia a fare davvero paura, è il primo stilista a rinunciare alla passerella dal vivo – è in corso proprio la fashion week milanese – per sfilare a porte chiuse e mettere così in sicurezza ospiti e impiegati. È il primo con una lettera aperta a invocare un rallentamento dei ritmi frenetici della moda, e a dare l’esempio donando milioni alle associazioni di beneficenza che si occupano di aiutare la popolazione in difficoltà.

Nel febbraio 2022, a pochi giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, sfila senza musica in segno di rispetto per le vittime del conflitto, e si commuove davanti ai giornalisti pensando ai bambini sotto le bombe. I novant’anni li celebra, a luglio, con una festa assieme a tutti i suoi dipendenti.

Eleganza senza tempo e l’arte di vestire l’anima

Giorgio Armani è stato un maestro della moda, un architetto dell’eleganza. La sua visione ha reso l’abbigliamento un linguaggio universale, capace di comunicare senza parole. Con il suo stile sobrio e raffinato, ha vestito le più grandi star del cinema e della musica, diventando un simbolo di classe e discrezione.

La sua influenza non si è limitata al mondo dello spettacolo. Armani ha avuto il coraggio di sfidare le convenzioni, proponendo una moda che parlava direttamente all’anima, senza ostentazioni. La sua capacità di coniugare estetica e funzionalità ha rivoluzionato il concetto di bellezza, rendendo ogni suo capo un’opera d’arte indossabile.

Scritto da: DANIELE BIACCHESSI


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