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Assalto contro la celebrazione ebraica di Hanukkah, in Australia: decine di morti

today15 Dicembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Assalto durante il festival delle luci a Bondi Beach: uccise almeno dodici persone, tra cui una bambina e il rabbino di Sydney.

È accaduto a Bondi Beach, vicino a Sydney in Australia, durante il primo degli otto giorni di Hanukkah, il “festival delle luci” dell’ebraismo, che ricorda la riconquista del Tempio di Gerusalemme e la riconsacrazione dell’altare avvenute nel 164 a.C. Un commando armato composto da due uomini ha ucciso almeno dodici persone radunate nella spiaggia, tra loro c’è anche una bambina di 12 anni.

Ucciso anche il rabbino di Sydney Eli Schlanger, e Alex Kleytman, sopravvissuto all’Olocausto e originario dell’Ucraina. Sono rimaste ferite 29 persone e almeno 12 sono state ricoverate negli ospedali locali, tra cui due poliziotti accorsi sul posto.

Le reazioni

“Sono scene scioccanti e raccapriccianti”, afferma il premier australiano, Anthony Albanese. “La polizia e i soccorritori sono sul campo e lavorano per salvare vite umane. I miei pensieri sono rivolti a tutte le persone colpite”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sostiene che l’Australia “ha gettato benzina sul fuoco dell’antisemitismo” prima dell’attacco di Sydney, ricordando di aver inviato una lettera ad agosto al primo ministro australiano Anthony Albanese. Netanyahu afferma che le politiche australiane, che includono il riconoscimento di uno Stato palestinese, incoraggiano “l’odio per gli ebrei che ora infesta le vostre strade”.

Le testimonianze della strage

“Pensavamo fossero fuochi d’artificio, ma non lo erano. È terrificante”, racconta l’ex giornalista Elizabeth Mealey che stava cenando in un ristorante di Bondi Beach quando ha sentito degli spari. “La gente ha iniziato a correre lungo la spiaggia, c’era panico. Non capivamo cosa stesse succedendo, è stato spaventoso”.

Assalto a Bondi Beach

La comunità ebraica australiana è storicamente una delle più radicate e integrate al di fuori di Israele, con una presenza significativa soprattutto a Melbourne e Sydney. In Australia vivono diverse decine di migliaia di ebrei, molti dei quali discendono da famiglie di sopravvissuti all’Olocausto; questa eredità storica ha modellato profondamente l’identità collettiva e la sensibilità verso fenomeni di odio e persecuzione, rendendo le minacce di antisemitismo particolarmente cariche di significato emotivo e storico per la comunità locale.

Negli ultimi anni, e in particolare dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas nell’ottobre 2023, si è registrato in Australia un aumento di episodi legati all’antisemitismo. Secondo rapporti e rilevazioni delle organizzazioni ebraiche australiane, gli attacchi verbali, gli atti di vandalismo contro sinagoghe e imprese israeliane, e le manifestazioni in cui si è diffusa retorica antisemita sono cresciuti significativamente. Questi fenomeni si sono manifestati non solo nelle grandi città come Sydney e Melbourne, ma anche in località più piccole, provocando preoccupazione tra i leader della comunità e incoraggiando misure di sicurezza più severe durante eventi pubblici o celebrazioni religiose.

La spiaggia non è solo una delle località balneari più famose d’Australia, ma l’area orientale di Sydney è anche storicamente un centro della vita ebraica cittadina. Eventi come “Chanukah by the Sea”, organizzato da Chabad attirano ogni anno centinaia di partecipanti tra membri della comunità e turisti, con programmi che combinano celebrazione religiosa e convivialità in spazi aperti. L’attacco ha quindi colpito non solo un gruppo di persone radunate per una festa, ma una parte vibrante della comunità ebraica australiana in un luogo che rappresenta coesione sociale e visibilità culturale.

In risposta alla sparatoria, leader politici, religiosi e istituzionali sia in Australia che all’estero hanno sottolineato la necessità di combattere l’antisemitismo e ogni forma di odio. Le reazioni internazionali sono state rapide e diffuse: capi di Stato e di governo di diverse nazioni europee, così come rappresentanti di organizzazioni internazionali, hanno espresso condanna dell’attacco e solidarietà alla comunità ebraica australiana, ribadendo che atti di violenza motivati dall’odio non trovano giustificazione in nessuna società democratica.

Allo stesso tempo, l’evento ha allarmato sulla sicurezza delle minoranze religiose e culturali nei Paesi occidentali. In Australia, un Paese con una legislazione sulle armi ritenuta tra le più rigorose al mondo, l’accaduto è stato definito “shocking” proprio per la sua rarità e per il fatto di essere la sparatoria più letale nel Paese in quasi tre decenni, superando anche molte aspettative in termini di prevenzione e controllo. Questo ha generato un dibattito interno sulla necessità di bilanciare sicurezza pubblica, diritti civili e lotta all’odio, con organizzazioni della società civile che chiedono misure più incisive per proteggere le minoranze e contrastare la radicalizzazione.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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