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Attacco spettacolare contro i narcos a Rio de Janeiro: 120 morti, decine gli arrestati

today30 Ottobre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Una delle più vaste operazioni di sicurezza della storia di Rio contro i Narcos, ha colpito il Comando Vermelho, lasciando 120 morti e 80 arresti.

Una maxi-operazione di polizia dai caratteri spettacolari è stata lanciata dal governatore Claudio Castro, del Partito Liberale dell’ex presidente Jair Bolsonaro, contro il Comando Vermelho, una dei più grandi e potenti gruppi criminali del Brasile. È stato un vero e proprio attacco di guerra che ha coinvolto almeno 2.500 agenti della polizia. Gli uomini della task force speciale per la lotta alla criminalità organizzata sono entrati nei complessi di Alemão e Penha, dove vivono 280 mila persone. 120 morti tra cui quattro agenti, 80 arrestati. 93 fucili e più di mezza tonnellata di droga sono stati sequestrati.

La dinamica degli scontri

L’attacco delle forze speciali non ha spiazzato i narcos che hanno risposto in una dinamica di guerra. Raffiche di oltre 200 colpi al minuto hanno trasformato alcune zone di Rio in un campo di battaglia. Al fuoco della polizia, il gruppo ha reagito con droni carichi di granate, fucili d’assalto capaci di abbattere elicotteri e autobus sequestrati per bloccare le vie di accesso. I narcos hanno azionato un detonatore meccanico o elettrico che consente di sganciare l’esplosivo mantenendo il drone in volo, così da permettergli di allontanarsi senza esporsi al rischio.

Cos’è il Comando Vermelho

È il più grande gruppo criminale dello stato di Rio de Janeiro, la sua base operativa è nelle favelas della città ma la sua influenza si estende a tutto il Paese. La sua strategia criminale è incentrata nella nazionalizzazione delle proprie attività. Il gruppo collabora con gang locali in diverse regioni del Brasile e offre rifugio a narcotrafficanti provenienti da altri stati all’interno delle comunità che controlla a Rio. Il leader del Comando Vermelho è Edgar Alves Andrade, detto Doca da Penha, che continua a essere latitante.

Storia del Comando

Nato negli anni ’70 all’interno del carcere di Ilha Grande, nello Stato di Río de Janeiro, il Comando Vermelho ha origine in un contesto di repressione della dittatura militare brasiliana e mischiava prigionieri politici e criminali comuni, che crearono un’alleanza informale per autodifesa e solidarietà carceraria. Verso la fine di quel decennio il gruppo uscì dalla pura dimensione carceraria e cominciò a estendersi nelle favelas di Río, assumendo il controllo di intere comunità dove lo Stato era debole o assente.

Nel corso degli anni ’80, il CV fece un’importante transizione: da gruppo inizialmente caratterizzato da rapine, rapimenti e attività criminali locali passando poi a un traffico sistematico di cocaina, avvalendosi di rapporti con cartelli colombiani e consolidando un modello di “crimine territoriale” nelle favelas, in cui il traffico di droga veniva integrato con il controllo sociale (ristorazione, insediamenti urbani, meccanismi di ritorsione) nelle zone periferiche.

Questo modello gli permise di radicarsi come attore non solo criminale ma anche “governativo” in alcune aree subordinate allo Stato: si offriva una sorta di ordine alternativo nelle comunità, stabiliva codici interni, imponeva tasse, protezioni e punizioni — in questo senso, l’organizzazione assumeva anche una funzione di “potere parallelo”.

Negli anni successivi la struttura del CV si è evoluta: pur rimanendo fortemente radicata a Río de Janeiro, l’organizzazione ha ampliato i propri orizzonti verso regioni dell’Amazzonia e verso altre unità federative brasiliane, spingendosi fin oltre confini statali per sfruttare rotte del narcotraffico, contrabbando di armi e operazioni di riciclaggio. In particolare, la regione amazzonica è diventata strategica: vie fluviali, remoti centri urbani e la debolezza istituzionale hanno offerto al CV opportunità di espansione poco ostacolate.

Una caratteristica rilevante è proprio il modo in cui il CV ha costruito la propria influenza: più che una gerarchia rigida, l’organizzazione presenta una struttura “ibrida”, con cellule locali, boss di favela (“dono”), elementi carcerari che mantengono relazioni, e una forte componente territoriale, ovvero la capacità di controllare quartieri, determinare flussi economici illeciti e stabilire rapporti di dominio simbolico. Questo lo distingue da altri gruppi che operano solo sul piano del traffico puro: il CV agisce come attore sociale nelle comunità, spesso integrandosi in modo profondo nei tessuti urbani marginalizzati.

Questa espansione e radicamento hanno comportato anche forti conflitti: con le forze di polizia, con lo Stato, con milizie locali (ex-poliziotti o ex-militari che si sono costituiti in reti paramilitari) e con altre organizzazioni criminali concorrenti. Il contrasto con la Primeiro Comando da Capital (PCC) è emblematico: inizialmente amiche, in seguito rivali, soprattutto per il controllo delle rotte di traffico e delle regioni di frontiera. Anche gli scontri carcerari, come moti e massacri all’interno delle prigioni, mostrano come il CV operi anche dietro le sbarre e mantenga potere nelle istituzioni penitenziarie.

Un’altra dimensione critica è la diversificazione delle attività illecite: oltre al traffico di droga, il CV è coinvolto in estorsione, armi, riciclaggio, usura, ma anche nel controllo di servizi informali nelle favelas (trasporti, energia, reti internet) e nel “mercato di protezione” che genera profitti in molte comunità. Tale diversificazione accentua il suo potere e la capacità di finanziarsi autonomamente, riducendo la semplice dipendenza dal traffico internazionale.

Il CV sfrutta le disuguaglianze sociali, la marginalità urbana, la scarsa presenza dello Stato e la debolezza infrastrutturale per stabilirsi nelle favelas, dove l’assenza di alternative legali favorisce la costruzione di un “potere alternativo”. In altre parole, assume funzioni di governance locale (e in taluni casi semibrigate paramilitari) così da diventare un interlocutore per gli abitanti della favela — sia come deterrente che come fornitore di servizi — e contemporaneamente un nemico dello Stato e delle forze dell’ordine.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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