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today24 Settembre 2025
La premier all’Onu apre al riconoscimento della Palestina, ma solo con la liberazione degli ostaggi e senza Hamas al governo.
La premier Giorgia Meloni si smarca da Francia, Regno Unito e altri, ma sceglie l’Assemblea generale dell’Onu per annunciare di essere favorevole al riconoscimento dello Stato di Palestina, ma a due condizioni: liberazione degli ostaggi e l’esclusione di Hamas. Meloni mette in campo una mossa che, nelle intenzioni, dovrebbe servire ad allentare la pressione delle opposizioni:
“Annuncio che la maggioranza presenterà in aula una mozione per dire che il riconoscimento della Palestina deve essere subordinato a due condizioni: il rilascio degli ostaggi e ovviamente l’esclusione di Hamas da qualsiasi dinamica di governo all’interno della Palestina”, dice la presidente del Consiglio durante un punto con la stampa sotto la sede della rappresentanza italiana a Manhattan.
Quello di Giorgia Meloni è un tentativo di reagire al centrosinistra che chiede di esporsi su Gaza. ‘’Spero che un’iniziativa del genere possa trovare anche il consenso dell’opposizione: non trova sicuramente quello di Hamas e degli estremisti islamisti, ma dovrebbe trovare consenso nelle persone di buon senso”, afferma la premier.
‘’Io non sono contraria al riconoscimento della Palestina, però dobbiamo darci le priorità giuste. Farlo in assenza di uno Stato che abbia i requisiti della sovranità non risolve il problema, non produce risultati tangibili. Va bene dunque riconoscere lo stato di Palestina come atto di pressione politica, ma il bersaglio di questa pressione deve essere Hamas, che ha iniziato questa guerra e può terminarla, rilasciando gli ostaggi’’.
Nel diritto internazionale, il riconoscimento di uno Stato è di norma un atto politico-diplomatico, non tantissimo codificato in trattati vincolanti: uno Stato decide di riconoscere un altro quando ritiene che questo soddisfi criteri essenziali — popolo permanente, territorio definito, governo effettivo, capacità di intrattenere rapporti con altri Stati — elementi ispirati, ad esempio, dalla Convenzione di Montevideo del 1933.
Ma non esiste un obbligo legale che imponga a uno Stato di riconoscerne un altro; l’atto è discrezionale, spesso legato anche a considerazioni politiche, di sicurezza, alle alleanze. Ciò che Meloni sta proponendo è un riconoscimento condizionato: non è “riconosco subito”, ma “riconosco se si verificano certe condizioni”.
Criteri di Stato
Nel diritto internazionale, uno Stato è definito da criteri tradizionali che risalgono almeno al Convenzione di Montevideo del 1933: popolo permanente, territorio definito, governo effettivo, capacità di entrare in rapporti con altri Stati.
Tuttavia, questi criteri non bastano da soli a imporsi: la comunità internazionale giudica anche altri fattori, come la stabilità, il rispetto delle norme internazionali, la capacità di mantenere ordine, sicurezza, o di adempiere obblighi esterni. Ciò significa che un’entità che formalmente “riempie” i requisiti può comunque non ottenere riconoscimento se mancano condizioni politiche ritenute necessarie da altri Stati.
Riconoscimento dichiarativo vs riconoscimento costitutivo
Teoria dichiarativa: sostiene che l’entità è già “Stato” dal punto di vista del diritto internazionale nel momento in cui soddisfa i requisiti oggettivi (popolazione, territorio, governo, relazioni internazionali). Il riconoscimento da parte degli altri Stati serve principalmente a dichiarare che si accetta quel fatto.
Teoria costitutiva: secondo questa visione, uno Stato diventa tale solo quando gli altri Stati lo riconoscono. Il riconoscimento è dunque ciò che “crea” – o meglio, “legittima” – la sua esistenza piena nel sistema internazionale.
Atto discrezionale e politico
Il riconoscimento non è obbligatorio: non c’è un obbligo giuridico internazionale per un Paese di riconoscere un’altra entità come Stato. È piuttosto una scelta politica, legata a interessi, alleanze, percezioni di legittimità, alla strategia estera. Ogni Stato decide se, quando e a quali condizioni riconoscere.
Prima di riconoscere, uno Stato può porre condizioni – ad esempio il rispetto dei diritti umani, l’accettazione di trattati internazionali, la certezza sui confini – come filtro politico prima del riconoscimento.
Scritto da: Daniele Biacchessi
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