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Meloni chiude il Meeting di Rimini. La premier: avanti con riforma della giustizia

today28 Agosto 2025

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Al Meeting di Rimini la premier Meloni conferma l’impegno sulla riforma della giustizia, ribadisce la linea sull’immigrazione e condivide l’analisi di Draghi sull’Unione europea.

Il Meeting di Rimini saluta Giorgia Meloni con una lunga ovazione. L’ultima volta che era apparsa davanti al popolo ciellino era nel 2022 quando ricopriva il ruolo di leader di Fratelli d’Italia. Meloni conquista la platea con un discorso a tratti duro, all’attacco, soprattutto sull’immigrazione, avendo come bersaglio l’opposizione, soprattutto la magistratura.

“Andremo avanti con riforma della giustizia nonostante le invasioni di campo di una minoranza di giudici politicizzati che provano a sostituirsi al parlamento e alla volontà popolare. Andremo avanti non per sottomettere il potere giudiziario a quello politico, ma per rendere la giustizia più efficiente per i cittadini e meno condizionata dalla mala pianta delle correnti politiche, per liberarla dalla politica”, promette la presidente del Consiglio.

Nessuna parola sui dazi e la guerra commerciale scatenata da Trump, nulla sulle tensioni della maggioranza che hanno animato l’estate. Nessun incontro c’è stato tra Meloni e Salvini, pure lui al Meeting di Rimini. Questione di agende diverse, mandano a dire da Palazzo Chigi e dalla Lega.

Meloni contro l’immigrazione clandestina

L’attacco ai magistrati arriva anche sul passaggio contro l’immigrazione clandestina e le critiche sul costoso centro di detenzione in Albania. “Voglio dire con chiarezza che ogni tentativo che verrà fatto di impedirci di governare il fenomeno dell’immigrazione illegale verrà rispedito al mittente: non c’è giudice, politico o burocrate che possa impedirci di fare rispettare la legge dello Stato italiano, di garantire la sicurezza dei cittadini, di combattere gli schiavisti del terzo millennio”, afferma Giorgia Meloni.

La premier condivide l’analisi di Mario Draghi sul futuro dell’Unione europea

Secondo Giorgia Meloni, l’Europa sembra sempre più condannata all’irrilevanza geopolitica. “L’Unione Europea è incapace di rispondere efficacemente alle sfide di competitività poste dalla Cina e dagli Stati Uniti, come ha giustamente rilevato Mario Draghi. Molte critiche che ho sentito rispetto all’attuale condizione dell’Ue le condivido così tanto da averle formulate nel corso degli anni, tanto da venire criticata aspramente anche da chi oggi si spella le mani. Sapevo che prima o poi tutti avrebbero dovuto fare i conti con la realtà”, spiega Meloni.

Ruolo della magistratura

Uno dei passaggi più centrali del discorso di Meloni riguarda la magistratura. La premier attacca con forza una “minoranza di giudici politicizzati” accusati di fare “invasione di campo”, ossia di sostituirsi al Parlamento e alla “volontà popolare”.

La separazione delle carriere è parte di un disegno più ampio che prevede lo sdoppiamento del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) e l’introduzione di un’Alta Corte disciplinare per la magistratura.

Già a marzo 2025, dopo un incontro tra il governo e l’Unione delle Camere Penali (UCPI), Meloni aveva difeso la riforma come strumento per garantire il “giusto processo”, promesso dalla Costituzione, grazie a una netta distinzione tra chi accusa e chi giudica.

Tra sostenitori e critici

Da una parte, i penalisti hanno manifestato apertura al confronto, pur mantenendo sensibilità diverse sul merito; hanno definito lo scopo della riforma quello di restituire “ai cittadini il giusto processo”. Dall’altra, le opposizioni hanno bollato il discorso come “pura propaganda”, accusando il governo di usare le riforme per rafforzare il controllo politico sulla magistratura.

Equilibrio tra efficienza e indipendenza

Il punto cruciale, che emerge chiaramente dal discorso di Meloni, è il tentativo di conciliare due valori fondamentali: efficienza della giustizia, tramite una semplificazione e un’azione più rapida e diretta delle istituzioni, e indipendenza del potere giudiziario, principio cardine dell’ordinamento democratico. Questo equilibrio è di fatto al centro del dibattito politico in Italia da anni.

Il dibattito sulla giustizia tocca corde sensibili nella cultura politica italiana, dove la magistratura è spesso al centro della dialettica tra politica e istituzioni. Le modifiche al sistema giudiziario, dal sorteggio dei membri del CSM all’Alta Corte disciplinare, avranno conseguenze reali su come funzionano i processi e su quali equilibri interni verranno stabiliti.

Le continue tensioni con la magistratura in casi come il centro in Albania, le controversie sul caso Almasri e il ruolo dell’esecutivo nei confronti dei giudici richiamano la necessità, secondo il governo, di una riforma che sia correttiva ma non repressiva.

Scritto da: DANIELE BIACCHESSI


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