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Mosca all’Europa: è ora di ascoltare Trump

today9 Dicembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Scontro di visioni tra Mosca e Ue mentre la coalizione dei volenterosi cerca una via diplomatica per l’Ucraina.

“È tempo che l’Unione Europea ascolti Trump e salvi l’Europa”, sostiene Kirill Dmitriev, rappresentante speciale del presidente russo Vladimir Putin. “La squadra di Biden ha spinto l’Ue sulla strada sbagliata: immigrazione di massa, una posizione morbida sulla criminalità e declino economico e civile. Ora, improvvisamente, i burocrati dell’Ue non vogliono l’interferenza degli Stati Uniti sotto la guida di Trump.”, ha scritto Dmitriev.

Ue: Putin non vuole la pace, noi con Kiev

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen interviene contro la Russia dopo l’incontro della Coalizione dei volenterosi. “Mentre l’Ucraina si impegna in autentici sforzi diplomatici per la pace, la Russia continua a ingannare e a prendere tempo. Prendendo in giro la diplomazia e aumentando gli attacchi, fingendo di cercare la pace. Oggi, quella facciata rimane saldamente al suo posto. Ma non ci caschiamo, sappiamo chi è l’aggressore e chi è la vittima in questa guerra“, dice Ursula von der Leyen.

La riunione tra Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Keir Starmer e Volodymyr Zelensky a Londra

A Londra si sono riuniti i leader della coalizione dei volenterosi Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Keir Starmer con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Il destino dell’Ucraina è il destino dell’Europa. Siamo qui per vedere come intensificare i nostri sforzi”, afferma il cancelliere tedesco Friedrich Merz.

“Le proposte di pace sono in fase di finalizzazione e saranno condivise con gli Stati Uniti”, dichiara Zelensky, secondo cui in campo ci sono 20 punti, ma non è stato ancora raggiunto alcun compromesso sui territori. Secondo Giorgia Meloni “è fondamentale in questo momento la definizione di solide garanzie di sicurezza e l’individuazione di misure condivise a sostegno dell’Ucraina e della sua ricostruzione”.

Kirill Dmitriev: posizione nel sistema di Mosca

Un elemento chiave per interpretare le affermazioni di Kirill Dmitriev è il suo profilo professionale e la posizione che occupa all’interno del sistema economico e diplomatico di Mosca. Nato a Kiev nel 1975 e formato nel mondo anglosassone Dmitriev ha maturato una carriera nelle grandi banche d’investimento e nella consulenza strategica, con esperienze a Goldman Sachs e McKinsey & Company.

Dal 2011 guida il Russian Direct Investment Fund (RDIF), il fondo sovrano russo creato per attirare capitali esteri e co-investimenti in Russia, in teoria per diversificare un’economia fortemente dipendente dalle risorse energetiche. In questo ruolo, Dmitriev ha promosso accordi con investitori e fondi sovrani in paesi del Golfo, Medio Oriente, Asia e Occidente, cercando di rendere la Russia più appetibile per investimenti esteri anche in settori strategici come tecnologia, infrastrutture e industria.

Tuttavia, il suo operato non è privo di controversie. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, RDIF è stato sottoposto a sanzioni da parte degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali, che hanno definito il fondo come una sorta di “cassaforte” usata dalla cerchia del presidente Vladimir Putin per finanziare interessi del Cremlino.

La sua nomina, nel 2025, a “Inviato speciale per la cooperazione economica internazionale e gli investimenti” lo pone oggi in una posizione chiave: non più soltanto uomo d’affari, ma figura ufficiale del Cremlino incaricata di negoziare con l’estero. Questo doppio ruolo rende Dmitriev un ponte privilegiato tra Mosca, Paesi terzi e, potenzialmente, potenze occidentali come gli Stati Uniti.

In questo senso, le sue recenti dichiarazioni vanno interpretate anche come mosse di diplomazia economica: evocare la figura dell’eventuale ritorno degli Stati Uniti in Europa sotto la guida di Donald Trump non è solo una provocazione geopolitica, ma può rappresentare un tentativo di far leva su interessi economici e finanziari per rompere l’isolamento di Mosca. In un contesto europeo già segnato da inflazione, crisi energetica e tensioni internazionali, un messaggio del genere è pensato per stimolare dubbi sul modello politico ed economico predominante e magari seminare divisioni tra paesi occidentali.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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