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Putin va avanti con la guerra: se Kiev non si ritira libereremo i territori contesi

today5 Dicembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Pressioni internazionali e prime aperture diplomatiche mentre Putin minaccia nuove offensive e Washington allenta parte delle sanzioni su Lukoil.

Il leader russo prosegue con la guerra. “La Russia libererà i territori contesi: o li libereremo con la forza, oppure le truppe ucraine si ritireranno e smetteranno i combattimenti”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un’intervista al canale televisivo India Today in vista dell’incontro in india con Modi.

“Non è facile far sì che le parti in conflitto raggiungano un qualche tipo di consenso, ma il presidente Trump sta davvero, ne sono certo, cercando sinceramente di farlo”, ha spiegato Putin. Intanto, l’inviato Usa Steve Witkoff, e il genero del presidente Trump, Jared Kushner, incontrano in Florida il negoziatore ucraino Rustem Umerov. Non sarà presente invece Zelensky. Il presidente francese Macron si trova a Pechino dove proverà a far pressioni su Xi Jinping per sostenere il cessate il fuoco.

Gli Usa sospendono alcune sanzioni contro la russa Lukoil

Gli Stati Uniti hanno sospeso alcune delle sanzioni contro il gigante russo Lukoil in modo – si spiega – da consentire alle stazioni di servizio situate al di fuori della Russia di continuare a operare. Le transazioni che coinvolgono le stazioni di servizio in questione sono consentite “per evitare di penalizzare” i loro clienti e fornitori, e a condizione che i ricavi non vengano trasferiti alla Russia.

Putin: sospensione temporanea delle sanzioni al Lukoil

Interessante è il meccanismo attraverso cui le autorità statunitensi, pur avendo imposto sanzioni dure a Lukoil e ad altre major russe nel tentativo di tagliare le entrate di Mosca per la guerra in Ucraina, hanno scelto di concedere un’esenzione temporanea che consente alle stazioni di servizio Lukoil all’estero di continuare a operare fino al 29 aprile 2026, a condizione che i ricavi non vengano rimpatriati in Russia.

Questo compromesso è stato spiegato dalle autorità Usa come un modo per «evitare di penalizzare consumatori e fornitori» che dipendono da queste stazioni ovvero per limitare i disagi economici e logistici nei paesi dove Lukoil aveva una presenza commerciale consolidata. Tuttavia, la deroga rappresenta anche un formidabile banco di prova per l’efficacia globale delle sanzioni energetiche.

Infatti, pur bloccando l’afflusso diretto di fondi a Mosca, la decisione di mantenere attive le stazioni all’estero ha implicazioni significative per il mercato del petrolio e per le dinamiche economiche del settore energetico europeo e internazionale. Da un lato, consente di evitare shock immediati nel rifornimento di carburanti in regioni che dipendevano da Lukoil. Dall’altro, lascia aperta la possibilità che l’azienda conservi una parvenza di attività commerciale stabile, aspettando una potenziale vendita dei suoi asset internazionali piuttosto che un collasso immediato.

Del resto, già prima della deroga, Lukoil aveva iniziato a strutturare una vendita progressiva delle sue attività estere, raffinerie, reti di distribuzione e stazioni di servizio, in risposta alle misure restrittive emanate a fine ottobre 2025 da parte del U.S. Department of the Treasury. Questa scelta dimostra come le sanzioni non lavorino solo sul piano operativo o infrastrutturale, ma soprattutto su quello finanziario, immobilizzando asset, interrompendo flussi di cassa e rendendo economicamente insostenibile la prosecuzione delle attività all’estero.

In particolare, la dichiarazione di “force majeure” annunciata da Lukoil per il suo campo petrolifero in Iraq (poi confermata dalla stampa internazionale) segnala come le operazioni siano divenute impraticabili non per ragioni tecniche, bensì per l’impossibilità di gestire pagamenti e contratti attraverso i canali finanziari internazionali, un effetto collaterale tipico delle sanzioni che mirano a isolare un attore economico dal sistema economico globale, non solo a tagliare forniture fisiche.

Il risultato di questa strategia crea una pressione permanente su una delle principali fonti di entrate del bilancio russo, le esportazioni petrolifere,  limitando al contempo la capacità di Mosca di reinvestire i profitti nell’apparato bellico. Questo alimenta le aspettative di un indebolimento economico strutturale nel medio termine.

Ma la sospensione temporanea delle sanzioni su Lukoil al di fuori della Russia solleva interrogativi geopolitici. Questo equilibrio precario mette in luce le difficoltà che le democrazie occidentali affrontano quando cercano di colpire l’economia russa senza creare disagi catastrofici per i propri cittadini o per il mercato globale dell’energia.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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