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Via libera del Senato alla separazione delle carriere

today23 Luglio 2025

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Con l’approvazione del Senato, la riforma sulla separazione delle carriere tra giudici e pm compie un passo decisivo. Il provvedimento torna alla Camera, mentre divampano le proteste delle opposizioni.

Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, il Senato approva il disegno di legge di revisione costituzionale sulla separazione delle carriere della magistratura, tra pm e giudici. Il provvedimento torna alla Camera, dove era stato approvato il 16 gennaio scorso, per il terzo step e successivamente al Senato per l’approvazione definitiva.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio auspica il passaggio del referendum, “perché è una materia così delicata e importante che va sottoposta al giudizio degli italiani”. Anche Giorgia Meloni sul passaggio al Senato della separazione delle carriere: “Passo importante verso un impegno che avevamo preso con gli italiani e che stiamo portando avanti con decisione. Confermiamo la nostra determinazione nel dare all’Italia un sistema giudiziario sempre più efficiente, equo e trasparente”, afferma la presidente del Consiglio.

Protesta delle opposizioni che mostrano la Costituzione

Nell’aula del Senato scatta la protesta delle opposizioni. In particolare, il M5S ha sollevato dei cartelli per dire alla maggioranza di non portare avanti questa legge in nome di Falcone e Borsellino, Giuseppe Conte attacca sui social: “per il centrodestra l’importante è mettere il guinzaglio ai magistrati, proteggere politici e potenti dall’azione dei tribunali e realizzare il sogno di Licio Gelli e della P2”.

Pd e Alleanza verdi sinistra hanno mostrato la copertina della Costituzione italiana mostrata a testa in giù, e poi il grido “vergogna, vergogna”. “Questa riforma nasce da un’idea illiberale del potere. Ma evidentemente il modello di giustizia a cui questa destra guarda è quello della Polonia e dell’Ungheria, è quello del trumpismo, dove i giudici scomodi vengono puniti”, dice il presidente dei senatori dem Francesco Boccia.

Separazione delle carriere in Europa

Il modello italiano, oggi oggetto di profonda riforma, si confronta con sistemi giudiziari molto diversi in Europa. In Francia, pubblici ministeri e giudici seguono percorsi distinti ma il PM resta formalmente parte del corpo giudiziario, anche se riceve direttive gerarchiche dal Ministero della Giustizia, che può anche intervenire su singoli casi—riducendo così l’effettiva autonomia della pubblica accusa.

In Germania il PM appartiene allo Stato ed è dipendente dal Ministero della Giustizia. La carriera è separata da quella giudicante, ma esiste una certa osmosi ai livelli più alti e i PM possono essere orientati politicamente. In Spagna le carriere sono costituzionalmente separate senza possibilità di passaggio tra ruoli. Ma il PM dipende gerarchicamente dal governo, tramite il Fiscal General, il quale può influenzarne l’attività.

Il modello anglosassone e USA

Il sistema britannico non prevede pubblici ministeri nell’accezione italiana: esiste invece il Crown Prosecution Service (CPS), un organismo completamente indipendente sia dalla magistratura che dal governo, incaricato di decidere se procedere con le accuse dopo le indagini condotte dalla polizia. Il CPS opera secondo un proprio codice etico e giuridico, che impone di valutare sia la solidità delle prove che l’interesse pubblico prima di avviare un procedimento penale. I magistrati giudicanti, invece, sono figure indipendenti, nominate secondo criteri separati, e non esiste alcun passaggio diretto tra i ruoli giudicanti e quelli dell’accusa.

Negli Stati Uniti, la separazione tra giudici e procuratori è totale. I pubblici ministeri locali, spesso chiamati District Attorney, sono eletti direttamente dai cittadini e rispondono quindi a logiche elettorali, che possono introdurre elementi politici nelle decisioni giudiziarie. I giudici federali, invece, sono nominati dal Presidente e confermati dal Senato, con incarichi a vita, mentre nei tribunali statali i magistrati possono essere eletti o nominati, a seconda delle leggi locali. Questo sistema mira a bilanciare indipendenza e controllo democratico, ma solleva interrogativi sull’influenza della politica sulla giustizia.

Scritto da: DANIELE BIACCHESSI


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