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Tel Aviv in piazza contro il governo israeliano. Manifestazioni di protesta in tutto il paese

today27 Agosto 2025

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Proteste di massa a Tel Aviv: famiglie degli ostaggi e cittadini chiedono accordo con Hamas e accusano Netanyahu di ignorare la pressione popolare.

A Tel Aviv, immensi cortei di protesta sfilano contro il governo israeliano. Il Forum delle famiglie degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas ha chiamato i cittadini a scendere in piazza con lo slogan “Cittadini d’Israele, voi siete la speranza”.

E’ un moto popolare che invade le strade e le piazze di tutto il paese. Con il blocco del traffico in direzione sud sull’autostrada Ayalon di Tel Aviv, i manifestanti sostengono l’accordo con Hamas per il recupero degli ostaggi e la fine dei combattimenti a Gaza.

In testa alla manifestazione, ci sono i membri del movimento giovanile socialista Hashomer Hatzair: tengono uno striscione con la scritta ‘Siamo a un passo da un siluramento completo”, riferendosi ai timori che il governo possa affossare un potenziale accordo sulla liberazione degli ostaggi. La polizia ha circondato i dimostranti e ha bloccato la strada in una direzione per consentire al corteo di procedere.

Einav Zangauker, la madre dell’ostaggio Matan Zangauker, accusa che dopo 690 giorni di guerra senza un obiettivo chiaro, è diventato evidente che Netanyahu ha paura della pressione pubblica. Il suo governo, afferma Zangauker, “ha attaccato i sopravvissuti alla prigionia e le famiglie degli ostaggi, il tutto nel tentativo di ridurli al silenzio”.

Israele, riunione di gabinetto conclusa senza aver discusso tregua

Il gabinetto di sicurezza israeliano ha concluso la sua riunione senza aver discusso l’accordo di tregua di 60 giorni e il rilascio degli ostaggi proposto da Hamas. L’incontro, durato meno di tre ore, era stato anticipato per permettere ai ministri di partecipare a una cena a Gerusalemme organizzata dal Consiglio Regionale di Binyamin in Cisgiordania.

I cortei sono durati anche in serata, dopo la riunione del gabinetto di sicurezza. E mentre i ministri erano seduti a una cena di gala, i manifestanti inveivano al grido “celebrate mentre gli ostaggi muoiono di fame”.

Pressione crescente delle famiglie degli ostaggi sulla leadership israeliana

In questo contesto di manifestazioni di massa, emerge con forza la voce delle famiglie degli ostaggi, che finiscono per incarnare il sentimento di un’intera nazione in cerca di risposte. Tra queste, spicca la figura di Einav Zangauker.

Zangauker è diventata una delle principali portavoci del movimento per la liberazione dei prigionieri, entrando di fatto nel cuore del dibattito pubblico e politico. Dopo aver lavorato in prima linea per mesi, incontrando anche il Primo Ministro e rivolgendo appelli, è passata dall’essere una cittadina comune al simbolo di una battaglia civile che richiede giustizia e trasparenza.

Simbolo di una battaglia civile

Le sue proteste regolari davanti alla sede militare di HaKirya, spesso accompagnate da duri scontri – lei stessa è stata colpita da un getto d’acqua della polizia in una di quelle manifestazioni – evidenziano la tensione crescente tra le aspettative del pubblico e l’inerzia del governo.

Le famiglie non sono solo vittime in lutto, ma si trasformano in motori di mobilitazione civile, un fronte concreto che accende la scena politica. Il sentimento diffuso è che Netanyahu abbia fatto degli ostaggi un argomento secondario, sacrificando la loro liberazione sull’altare di compromessi interni alla coalizione e di calcoli geopolitici.

Manifestazioni a Tel Aviv

Le manifestazioni del “Day of Disruption” – cui hanno partecipato migliaia di cittadini, blocchi stradali e sit-in nei pressi degli uffici governativi – sono l’espressione plastica di questa pressione che diventa esigente, viscerale. I manifestanti chiedono finalmente un accordo, come quello sui 60 giorni di tregua proposto da Hamas e mediato da Qatar ed Egitto, che avrebbe previsto la liberazione progressiva degli ostaggi.

Questa mobilitazione non appare un fenomeno passeggero: si è radicato nel tessuto sociale israeliano, guadagnando risonanza internazionale, mentre il numero di ostaggi ancora vivi si riduce e la guerra entra nel suo 22º mese. Il fronte delle famiglie non intende più essere ignorato e chiede, con crescente determinazione, che la politica riconosca la dignità delle vittime e adotti un approccio solidale che metta al centro il valore della vita umana.

Scritto da: DANIELE BIACCHESSI


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