L'apertura di Giornale Radio

Firmata la prima parte dell’intesa per la tregua a Gaza.

today10 Ottobre 2025

Sfondo
share close
Scritto da Daniele Biacchessi

Tregua a Gaza, accordo tra Israele e Hamas: ostaggi liberi entro lunedì, 1950 palestinesi in cambio. Via all’ingresso degli aiuti, ma Barghouti resta escluso.

Israele e Hamas hanno siglato in Egitto la prima fase dell’accordo sulla tregua nella Striscia di Gaza. Il cessate il fuoco entra in vigore 24 ore dopo il via libera del governo guidato dal premier Netanyahu. I 20 rapiti torneranno liberi entro lunedì in cambio di 1950 palestinesi, ma il rilascio di Barghouti resta fuori dal piano.

Hamas ha informato i mediatori delle difficoltà legate alla consegna dei corpi degli ostaggi. L’esercito israeliano manterrà il controllo di circa il 53% del territorio di Gaza. Secondo Donald Trump si tratta di una giornata storica. “Abbiamo messo fine alla guerra a Gaza, penso che sarà una pace duratura”, sostiene il presidente americano che dovrebbe approdare in Israele forse già domenica.

I tempi dell’intesa

Israele dovrà ritirarsi sulla linea in meno di 24 ore. Dopo che Idf se ne sarà andato, scatterà il termine di 72 ore per il rilascio degli ostaggi israeliani. I vivi torneranno a casa con ogni probabilità lunedì 13 ottobre: seguiranno i corpi dei morti e solo dopo i prigionieri palestinesi. A uscire per primi, accompagnati dagli uomini e dalle donne del Comitato internazionale della Croce rossa, saranno i venti israeliani vivi.

Poi inizieranno le operazioni per riportare a casa i corpi di chi è stato ucciso il 7 ottobre 2023 o è morto in prigionia oppure sotto i bombardamenti degli israeliani. Sul piano degli aiuti entreranno immediatamente 400 camion al giorno nella primissima fase, con un incremento progressivo. Bisognerà capire cosa potrà entrare: c’è bisogno di scavatori, di tende e di prefabbricati oltre che di cibo e medicine.

Le reazioni

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha salutato l’accordo tra Hamas e Israele, con un breve messaggio letto al Palazzo di Vetro. “Questa svolta ci mostra la forza e il potenziale della diplomazia”, ha detto Guterres. “Qualsiasi piano che funzioni ha bisogno anche del sostegno internazionale. L’Unione Europea è pronta a fare la sua parte. Siamo pronti a dispiegare la nostra missione Eubam-Rafah al valico di frontiera”, afferma l’Alta Rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas. Il presidente francese Macron Macron ha ribadito la necessità che Hamas rispetti i suoi impegni di liberare gli ostaggi, e ha aggiunto che è “evidente l’interesse del popolo palestinese porre fine a questa guerra”.


Tregua a Gaza: la sfida dell’ingresso e del trasporto degli aiuti

Uno degli aspetti più delicati e decisivi della tregua riguarda la catena dell’aiuto umanitario: non basta fare entrare gli aiuti nella Striscia di Gaza — bisogna garantire che giungano effettivamente ai destinatari. Secondo l’intesa, inizialmente potranno transitare circa 400 camion al giorno, con un aumento progressivo nel tempo. Tuttavia, i valichi di frontiera come Rafah e Kerem Shalom dovranno gestire controlli, verifiche e coordinamenti complessi.

Distribuzione in contesti distrutti e isolati

Il vero nodo non è soltanto l’ingresso dei camion, ma il loro arrivo nei punti dove servono: quartieri devastati, aree periferiche, campi profughi, comunità isolate. Le infrastrutture — strade, ponti, vie di comunicazione — sono state danneggiate o rase al suolo; i percorsi sono spesso impraticabili, costellati di detriti, mine o ostacoli imprevisti.

Coordinamento locale e affidabilità delle reti

Una volta che i rifornimenti raggiungono depositi locali, serve un’organizzazione capillare per distribuirli ai beneficiari più vulnerabili: anziani, malati, donne e bambini. Per farlo occorrono organizzazioni locali affidabili, reti di volontari, operatori umanitari sul terreno. Nei mesi scorsi, molte operazioni sono state bloccate da problemi di sicurezza, attacchi o ostacoli logistici.

Rischi operativi e variabili temporali

Anche in condizioni di tregua, il contesto operativo resta pericoloso: le rotte di convoglio possono subire interruzioni, i veicoli restare bloccati in checkpoint, e il meteo peggiorare con l’avvicinarsi dell’inverno. Proposte come il lancio aereo di aiuti hanno criticità tecniche elevate — i pacchi possono cadere fuori zona, finire in mare o causare danni collaterali.

Bisogni stagionali e rigenerazione delle infrastrutture

Man mano che i mesi freddi si avvicinano, la popolazione avrà bisogno non solo di cibo e medicinali, ma di ripari adeguati, vestiti invernali, materiali da costruzione, coperte. Le strutture sanitarie — cliniche, sale operatorie, reti di refrigerazione per i vaccini — dovranno essere ricostruite o rimesse in funzione, anche in modalità provvisoria, per rispondere a esigenze che non sono più solo emergenziali ma durature.

Scritto da: Daniele Biacchessi


GIORNALE RADIO

Giornale Radio, la radio libera di informare.

Notizie del giorno: notizie di cronaca, di politica,notizie dal mondo, notizie sportive, di economia, di salute e tecnologia. Notizie di oggi in radio streaming, in WEB TV e in podcast.