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Zelensky: Trump vuole la nostra ritirata dal Donbass

today12 Dicembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Zelensky accusa Washington di spingere Kiev a lasciare il Donbass, avverte che ogni cessione territoriale richiederà un referendum e riferisce di colloqui con gli Usa su garanzie di sicurezza.

Zelensky sostiene che gli americani vogliono la ritirata delle forze ucraine dal Donbass, non quelle russe. Il presidente ucraino ha avvertito che per qualunque cessione territoriale sarà necessaria una consultazione popolare. Ha poi informato di aver avuto una discussione costruttiva con gli Usa sulle garanzie di sicurezza. “Stiamo lavorando per assicurare che le garanzie di sicurezza possano includere componenti serie di deterrenza europea e siano affidabili”, ha spiegato Zelensky, “E’ importante che gli Stati Uniti siano con noi. Nessuno è interessato a una terza invasione russa”, ha aggiunto il leader ucraino.

La bozza del piano di pace

Nella bozza di un possibile accordo di pace sull’Ucraina è inclusa una clausola sulle dimensioni delle Forze Armate di Kiev e il documento prevede il mantenimento delle effettive dimensioni attuali dell’esercito ucraino, ovvero circa 800.000 soldati. Washington sta valutando il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina settentrionale, ma la loro continua presenza nel sud. La Russia ha sottoposto agli Usa nuove proposte riguardanti “garanzie di sicurezza collettiva” nell’ambito dei negoziati sull’Ucraina.

Zelensky e Trump: trattativa di pace

Negli ultimi giorni le autorità ucraine hanno chiarito che il processo negoziale non si limita a un singolo documento, ma comprende almeno tre testi distinti: un accordo quadro di pace, un documento sulle garanzie di sicurezza e uno dedicato alla ricostruzione economica post-bellica. Il piano quadro, ridotto dagli originali 28 punti a una cornice di 20, rappresenta la base formale da cui partire per discussioni più dettagliate con gli Stati Uniti e i partner europei, e riflette un compromesso tra le proposte americane e quelle elaborate da Kiev con il sostegno dei principali Paesi dell’Unione Europea.

Un punto cruciale delle discussioni riguarda le garanzie di sicurezza. L’Ucraina è fortemente concentrata su formule che non si limitino a dichiarazioni politiche, ma che includano meccanismi concreti di deterrenza e protezione. Zelensky ha più volte sottolineato che il focus è su garanzie “realistiche e attuabili”, possibilmente con l’approvazione del Congresso statunitense e la capacità di fornire supporto militare tangibile, ad esempio sistemi di difesa aerea, coesistenza di impegni sanzionatori e clausole che inducano una vera protezione in caso di futuro attacco.

La questione dell’eventuale adesione dell’Ucraina alla NATO rimane controversa: gli Stati Uniti non sono attualmente favorevoli a un invito formale per Kiev, e ciò spinge le autorità ucraine a cercare altri modi per assicurare protezione duratura senza ingresso formale nell’Alleanza Atlantica. Le garanzie di sicurezza sono quindi modellate attorno a una sorta di “NATO-like” senza NATO formale, bilanciando la richiesta ucraina di sicurezza e le resistenze politiche e strategiche di alcuni Paesi membri.

Parallelamente, il documento sulla ricostruzione rappresenta una componente che va ben oltre gli aspetti militari e territoriali. La visione di Kiev include un piano di ripresa economica che coinvolga investimenti congiunti, assistenza internazionale, e la rigenerazione delle infrastrutture devastate dal conflitto. Senza questo terzo elemento il piano di pace rischierebbe di essere incompleto, in quanto non offrirebbe un quadro sostenibile per la prosperità post-bellica dell’Ucraina.

La diplomazia sulla sicurezza e sulla ricostruzione si intreccia anche con questioni storiche e precedenti negoziali: le trattative attuali sono influenzate sia dai vecchi accordi, come il Protocollo di Minsk del 2014 che aveva fallito nel porre fine alla guerra nel Donbass, sia dalle dinamiche multilaterali più recenti con l’Unione Europea, gli Usa e altri Paesi occidentali. Misteri come la governance delle zone contese e la funzione di organismi internazionali per la verifica del rispetto degli accordi costituiscono sfide non risolte.

Infine, va considerato il ruolo dell’Europa: le principali capitali europee sono determinanti nel plasmare le garanzie di sicurezza e nelle pressioni politiche su Kiev e Washington. C’è preoccupazione nel Vecchio Continente che una pace imposta dall’esterno, con concessioni territoriali impopolari, possa minare la stabilità regionale e la fiducia nei sistemi di sicurezza collettiva. Per questo molti leader europei insistono affinché qualsiasi accordo sia coerente con la sovranità e la volontà del popolo ucraino: un principio che Zelensky stesso ha ribadito sostenendo la necessità di referendum o consultazioni popolari per le questioni territoriali.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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