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Meglio pochi, ma buoni? | 07/05/2022 | Il Corsivo

today7 Maggio 2022 7

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A cura di Ferruccio Bovio

Nella nuova proposta per l’embargo al petrolio russo la Commissione Europea lavora, con gli Stati membri, a una deroga di due anni (invece di uno come previsto inizialmente) per Ungheria e Slovacchia. Di conseguenza, per queste due nazioni – che hanno minacciato di non approvare il sesto pacchetto di sanzioni – il divieto di importare greggio dalla Russia entrerà in vigore solamente con l’inizio del 2025. Anche per la Repubblica Ceca è prevista una deroga che scadrà però alla fine di giugno 2024. Per venire, invece, incontro, alle proteste di Grecia, Malta e Cipro, la Commissione consentirà uno slittamento di tre mesi (valido, questo, per tutti i 27 Paesi membri) concernente il divieto di trasporto di greggio russo su navi europee, mentre, nel pacchetto iniziale, tale divieto avrebbe dovuto scattare il mese prossimo.

L’obbiettivo del tavolo di trattativa è, quindi, quello di ottenere l’approvazione formale entro questo week end.

Però, questa serie di compromessi non fa altro che confermare che, in teoria, l’Unione Europea sarebbe una grande potenza (basti pensare che i suoi 27 Paesi investono quasi 240 miliardi di euro in spese militari, quattro volte cioè quello che spende la Russia), ma nella realtà è soltanto una mezza figura, priva non solo di una politica della difesa comune, ma anche di una politica estera unitaria ed adeguatamente autorevole. La sensazione che si prova dinanzi al suo balbettare ogni volta che qualche Paese membro si arrocca nella difesa particolaristica di qualche suo peculiare interesse, è quella di avere a che fare con un progetto velleitario destinato, purtroppo, a rimanere incompiuto.

È veramente difficile che il giocattolo funzioni sul serio se, ogni volta e per qualsiasi decisione si debba prendere, occorre sistematicamente mettere insieme i consensi di tutte e 27 le capitali europee… basta, infatti, il veto di uno Stato qualunque ed ecco che tutto il meccanismo si ferma…. Come potrà mai l’Europa, seguendo queste logiche, occupare quello spazio rilevante che pure la sua forza economica e la sua straordinaria tradizione culturale la autorizzerebbero ad occupare sullo scenario internazionale? Il nostro vecchio e glorioso Continente avrebbe tutte le carte in regola per porsi come una sorta di faro di riferimento per la democrazia e per la libertà di tutti i popoli del mondo, ma resta invece, troppo spesso, intrappolato dalla sua stessa struttura organizzativa che, nel diritto di veto, racchiude un metodo decisionale che appare del tutto incompatibile con l’idea stessa di una grande Unione. A nulla serve, infatti, l’essere potenzialmente determinanti se poi non si hanno le capacità di decidere in maniera efficace e concreta. Ecco perché – anche per non lasciare l’Occidente privo di una voce essenziale come quella europea – è ormai divenuto assolutamente urgente superare il vetusto ed ingombrante scoglio del voto all’unanimità, per introdurre finalmente la possibilità di decidere a maggioranza. E se qualcuno non sarà d’accordo, potrà anche accomodarsi da un’altra parte, magari anche al di fuori dell’Unione Europea. Pertanto, la cosa più importante, in questo momento storico, è che i Paesi fondatori e quelli che, comunque, nel corso del tempo hanno sviluppato un convinto spirito europeista, vengano lasciati liberi di pronunciarsi e di agire senza dover sempre subire snervati intralci ed infruttuose battute d’arresto. In sostanza, ci verrebbe da dire “meglio pochi, ma buoni”.

Scritto da: Giornale Radio

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