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25 aprile: la Resistenza, la memoria, il sacrificio di Giacomo Matteotti

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A cura di Daniele Biacchessi

Primavera 1924, primavera 2024.
Il 10 giugno 1924, cent’anni fa, il deputato socialista Giacomo Matteotti viene sequestrato, torturato, ucciso da un commando fascista capeggiato dallo squadrista Amerigo Dumini, su ordine diretto di Benito Mussolini. Il corpo di Matteotti viene ritrovato circa due mesi dopo l’omicidio, il 16 agosto 1924. Pochi mesi dopo l’omicidio di Giacomo Matteotti, il 3 gennaio 1925, di fronte alla Camera dei deputati, Benito Mussolini si assume pubblicamente la “responsabilità politica, morale e storica” del clima nel quale l’assassinio si era verificato. Nel 1926, vengono sciolti tutti i partiti antifascisti e le associazioni, chiusi i circoli, le Camere del Lavoro e i giornali dell’opposizione, annullati i passaporti per l’estero, comminate pene gravissime per l’espatrio clandestino, istituiti il confino di polizia e la pena di morte. Vengono dichiarati decaduti 120 parlamentari dell’opposizione, i cosiddetti “aventiniani”. Il 25 novembre 1926 viene istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Migliaia di persone sono arrestate e processate. Solo nel primo decennio di applicazione delle leggi eccezionali (1926-1936), furono condannati 2.977 antifascisti a 14.458 anni di carcere.
Dopo Matteotti, la violenza fascista colpisce i fratelli Carlo e Nello Rosselli, Pietro Gobetti, Giovanni Amendola, porta alla morte Antonio Gramsci, arrestato l’8 novembre 1926. Matteotti viene lasciato solo in quella primavera 1924, e il suo sacrificio resta ancora oggi una testimonianza importante per tutti gli antifascisti, l’eredità di un uomo libero che per primo aveva visto montare nel Paese un clima di odio, di violenza, di sopraffazione.  E cent’anni dopo la sua morte siamo qui a ricordare cosa è stata la Resistenza al fascismo, formata da comunisti, socialisti, democristiani, liberali, demo laburisti, monarchici, repubblicani, anarchici, da internati militari, dai carabinieri, da membri dell’esercito, dai civili.  Ecco perché siamo di nuovo qui, per ricordare che la Resistenza fu un moto popolare plurale, fatto di scelte, di uomini, di donne, del sacrificio di migliaia di persone, le cui idee, non sempre applicate, rimangono fissate negli articoli della nostra Costituzione antifascista.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
25 Aprile 2024

Scritto da: Giornale Radio

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