L'opinione

Calcio malato

today6 Maggio 2025

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A cura di Ferruccio Bovio

Non passa giorno senza che ci sia dato di dover assistere impotenti a episodi di violenza – soprattutto giovanile – che, per la loro inconcepibile idiozia, non possono che lasciare nello sgomento. Rimetterci la pelle per quello che anche noi siamo soliti definire “il gioco più bello del mondo” non è certo una novità del nostro tempo: da sempre, infatti, la passione per il calcio miete le sue vittime negli stadi (o anche semplicemente davanti al televisore), stroncando i cuori di tanti appassionati che, talvolta, non reggono lo stress provocato dal troppo amore per i colori della propria squadra. Le emozioni si fanno travolgenti e prendono il sopravvento sul battito cardiaco fino a fermarlo definitivamente: il tutto per le gesta di alcuni giovanotti che, tra l’altro, guadagnano cifre che noi non ce le possiamo neanche sognare e che poi, magari, si erano già anche messi d’accordo, in anticipo, sul risultato finale…Di coltello, di spranga o di mortaretto si è cominciato, invece, a morire da una cinquantina d’anni a questa parte. Ricordiamo molto bene i primi gruppi di tifosi violenti organizzati con i quali, da adolescenti, sugli spalti delle gradinate, evitavamo accuratamente di incrociare gli sguardi per scongiurare sgradevolissime conseguenze…

Fu in quei momenti ed in un quadro di iniziale e superficiale acquiescenza mostrata nei loro confronti dalle Forze dell’Ordine e dalle Società sportive che – a nostro avviso – si creò il terreno più fertile per la crescita degli schieramenti “ultras” e per l’affermazione di uno sciagurato culto dell’appartenenza calcistica, che è poi addirittura sfociato nelle infiltrazioni di stampo mafioso che alcune indagini della magistratura hanno, recentemente, evidenziato. Abbiamo, infatti, appreso, senza per la verità stupircene neanche troppo, di vere e proprie esecuzioni ordinate dai leaders delle curve più esagitate a danno di chi interferiva nei loro traffici affaristici legati alla gestione delle tifoserie: dal controllo dei parcheggi nelle vicinanze dello stadio a quello della vendita dei gadgets e dei biglietti, fino ad arrivare all’organizzazione delle trasferte. Ma forse, sabato notte, l’episodio avvenuto Bergamo ha svelato aspetti ulteriori e quasi imprevedibili sull’ universo delle tifoserie criminali, quando a rimanere sul terreno privo di vita non è stato un pericoloso pregiudicato o un balordo come ce ne sono tanti, ma un analista finanziario, laureato alla Bocconi e con esperienze professionali anche all’estero… il quale però non si trovava certamente lì per caso…

Prendiamo atto, quindi, che lo squadrismo calcistico è un fenomeno che non riguarda soltanto delinquenti abituali che assumono la fede sportiva per dare, sia pure in maniera inaccettabile, una sorta di giustificazione passionale alla propria indole violenta, ma è, invece, una cosa che può coinvolgere anche chi meno te lo aspetti. Siamo ben consapevoli del fatto che intorno al mondo del calcio gravitano interessi economici giganteschi e che, quindi, la sola idea di imporre per legge – come accennò a suo tempo Mario Monti – uno stop ai campionati per tutto il tempo necessario a far sì che certi cervelli malati rinsaviscano, verrebbe senz’altro accolta come la più scandalosa delle bestemmie. Tuttavia, se siamo ancora tutti d’accordo nell’intendere la salvaguardia della vita umana come il valore primario da tutelare in assoluto, allora dovremmo pure, coerentemente, cominciare a darle la precedenza rispetto a qualsiasi incasso domenicale o a qualsiasi diritto televisivo. E voi, amici ascoltatori, che opinioni avete in proposito? Istituzioni e società sportive fanno abbastanza per contrastare il fenomeno della violenza nel calcio?

Credits Foto: IPA Agency

6 Maggio 2025

Scritto da: Redazione


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