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A cura di Ferruccio Bovio
Jannik Sinner ha, dunque, patteggiato con la WADA (l’Agenzia mondiale antidoping) una squalifica di tre mesi che gli consentirà di rientrare in campo giusto in tempo per partecipare agli Internazionali di Roma che si giocheranno a partire dal prossimo 7 maggio. Ricordiamo che, da ormai quasi un anno, sulla testa del fuoriclasse di San Candido pendeva la minaccia di una penalizzazione ben superiore per via del “caso Clostebol”: una sostanza proibita alla quale Sinner era sorprendentemente risultato positivo nel marzo del 2024, quando il suo fisioterapista, nel medicargli una ferita, aveva utilizzato lo spry incriminato, senza indossare dei guanti e causando così una contaminazione involontaria. Adesso però, nel comunicato in cui dà notizia dell’avvenuto patteggiamento, la stessa WADA riconosce che, dal quel trattamento disinfettante, il campione non aveva tratto alcun beneficio in termini di miglioramento delle prestazioni agonistiche e, pertanto, esclude anche la sussistenza di una qualsiasi intenzione di imbrogliare.
A onor del vero, sembra giungere un po’ come un fulmine a ciel sereno questo strano cambio di direzione con cui l’Agenzia decide di ridimensionare, improvvisamente, la portata delle sue richieste sanzionatorie, accettandone la riduzione ai soli tre mesi di squalifica concordati con gli avvocati di Sinner, la cui immagine, a questo punto, esce da questa vicenda completamente limpida, avendo egli, tra l’altro, anche accettato di assumersi la responsabilità oggettiva per l’incauto operato del suo staff. Al contrario, la WADA – che minacciava uno stop di uno o due anni – si accontenta di una sospensione minima, che pone seri dubbi sulla chiarezza di idee e sulla trasparenza degli intenti che, fin dall’inizio, hanno ispirato la sua condotta nei confronti del giocatore numero uno al mondo. Viene, infatti, da sospettare che se adesso dice OK ad una fermata di soli tre mesi, lo fa perché ben consapevole di andare incontro al rischio di esporsi ad un’autentica figuraccia davanti al TAS (il Tribunale Arbitrale dello Sport che ha sede a Losanna e che, nell’eventualità di un ricorso, avrebbe dovuto esprimersi sul “affaire Clostebol”)… Così sembra almeno pensarla il presidente della Federazione Italiana Tennis, Angelo Binaghi, che ha parlato di “una vergognosa ingiustizia” che, comunque, lo rende egualmente felice, perché il suo “primo pensiero è per il ragazzo che vede finire un incubo”.
Purtroppo, il doping è un fenomeno piuttosto diffuso e, talvolta, persino a livelli di sport giovanile o amatoriale. Tuttavia, a noi pare che, almeno in questo caso, le sacrosante esigenze di tutelare la salute degli atleti e la regolarità delle competizioni, abbiano ceduto il passo ad un’assurda e pregiudiziale caccia alle streghe.
Anche voi, amici ascoltatori, condividete la nostra opinione?
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
17 Febbraio 2025
Scritto da: Redazione
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