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A cura di Ferruccio Bovio
Noi siamo tra quelli che alla Commissione europea rimproverano di aver seguito, negli ultimi anni, una strategia politica segnata da un eccesso di rigore ideologico ambientalista. Piani di transizione ecologica decisamente ambiziosi – come quelli che prevedono lo stop definitivo alla vendita di veicoli a combustione termica entro il 2035 – stanno provocando crisi industriali, le cui ripercussioni a livello sociale potrebbero risultare davvero catastrofiche. Poi però, le catastrofi (non economiche, ma naturali) arrivano sul serio e rimettono in discussione non solo le posizioni di quanti – persino dinanzi al disastro di Valencia – si ostinano a dire che, in fondo, certe cose sono sempre avvenute, ma anche quelle di chi, pur riconoscendo che i cambiamenti climatici in corso sono ampiamente dovuti anche alle attività umane, si sforza, comunque, di trovare una via di uscita in grado di fissare alcuni principi di compatibilità tra le esigenze di salvaguardia del creato e quelle di difesa delle nostre economie e dei nostri posti di lavoro.
Come Europei, prima di autoflagellarci totalmente, dovremmo, tuttavia, riflettere anche sul fatto che, per quanto riguarda le emissioni di CO2, se l’economia del Vecchio Continente dovesse improvvisamente sparire dalla faccia della Terra, le conseguenze green sarebbero quasi del tutto trascurabili, visto che i grandi inquinatori del Pianeta sono ben altri…E si tratta pure, almeno in certi casi, di Paesi nei quali nessuno si sognerebbe mai di organizzare movimenti di protesta ambientalista, ben sapendo che rischierebbe seriamente di sparire nel nulla…Ma a parte questa divagazione, è certo che le lusinghe del negazionismo climatico ci inducono a rimuovere dalla nostra coscienza tutte quelle fastidiose domande che, se analizzate pragmaticamente su base scientifica, altro non possono se non disturbare le nostre più comode e consolidate abitudini, ponendoci di fronte alla necessità di sacrificare – sia pure “obtorto collo” -qualche piacevole aspetto del vivere occidentale. A meno di non voler scoprire, prima o poi, di aver compromesso proprio tutto…
Nei secoli andati, si diceva che “la virtù sta nel mezzo” e a noi pare che forse, mai come in questa fase storica, l’umanità avrebbe bisogno di riscoprire i valori legati al senso di equilibrio e di responsabilità sociale. Basterebbe, ad esempio, cominciare a considerare che, in vista del 2035, non esiste soltanto la prospettiva (dai costi al momento ancora proibitivi) delle auto elettriche, ma c’è pure quella rappresentata dai biocarburanti, la cui maggiore diffusione avrebbe il duplice pregio di favorire un clima più sano, evitando però, al tempo stesso, la morte per suicidio industriale di tutto il comparto automobilistico europeo.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
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Scritto da: Giornale Radio
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