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today15 Dicembre 2023
A cura di Ferruccio Bovio
Intervistato dal cantante Fedez nel suo podcast “Il muschio selvaggio”, l’ex magistrato del pool di “Mani Pulite” Piercamillo Davigo si è lasciato andare a dichiarazioni che meritano una pausa di riflessione. L’uomo che, in passato, esprimendo la sua visione delle realtà processuali, ebbe modo di affermare che – per quanto riguarda gli indagati prosciolti e gli imputati assolti – “non esistono innocenti ma solo colpevoli di cui non si è riusciti a dimostrare la colpevolezza”, è stato invitato alla trasmissione del rapper milanese per parlare del fenomeno dei suicidi in carcere. Dopo aver premesso che, comunque, “le conseguenze dei delitti ricadono su quelli che li commettono, non su coloro che li scoprono e li reprimono”, Davigo ha anche aggiunto che, effettivamente, i suicidi che avvengono dietro le sbarre sono sempre più frequenti, ma bisogna lo stesso “tenere la barra dritta”: inoltre, il fenomeno risulta spiacevole anche perché “prima di tutto, se uno decide di suicidarsi lo perdi come possibile fonte di informazioni”. Insomma, un ragionamento della serie “in fondo te la sei andata a cercare”, “potevi pensarci prima” o “hai voluto la bicicletta e adesso pedala”…Verrebbe subito da obiettare che spesso a togliersi la vita non sono tanto i delinquenti più incalliti, quanto gli indagati in attesa di processo: ma vista l’idea che il notissimo magistrato mostra di avere in merito alla “presunzione di innocenza” ed all’art. 27 della Costituzione, forse è meglio restare zitti…
“Prima di tutto”, quindi, a caratterizzare in senso negativo la scelta di togliersi la vita a San Vittore o a Regina Coeli non sono tanto il dramma di una persona che decide di farla finita, né il fallimento di uno Stato incapace di tutelarla adeguatamente e nemmeno il dolore dei familiari e degli amici, quanto, invece, il fastidioso intralcio che subiscono le indagini dallo spegnersi di una “possibile fonte di informazioni”.
I ragionamenti fatti da Piercamillo Davigo al microfono di Fedez, a nostro avviso, sono rivelatori di come il pool di Mani Pulite intendesse l’uso della custodia cautelare, servendosene come strumento coercitivo per estorcere informazioni. E non a caso, in quei caotici Anni 90, fu proprio Davigo a dire che “uno viene messo fuori se parla”…
Pertanto, alla luce di certe affermazioni che, evidentemente, non temono di sfociare nel più freddo il cinismo, è legittimo, secondo voi, domandarsi se a guidare gran parte delle inchieste di Tangentopoli più che il giudizio sia stato il pregiudizio?
15 Dicembre 2023
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Scritto da: Giornale Radio
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