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A cura di Ferruccio Bovio
Donald Trump sarà il primo presidente americano, da diversi anni a questa parte, a non portare con sé alla Casa Bianca un cane o un gatto: e, forse, è anche un bene vista la complessità dei rapporti che alcuni dei suoi più stretti collaboratori rivelano di avere con gli animali. Provate a pensare di quanti minuti proseguirebbe, in Europa, la carriera di un politico, di un attore o di un cantante se, in tutta sincerità – come se fosse la più normale delle cose – confessasse beatamente di avere ucciso il proprio cane soltanto perché era “indisciplinato”…
Avrete probabilmente intuito che ci stiamo riferendo all’incredibile caso di Kristi Noem, la governatrice del South Dakota, alla quale il neo eletto presidente si appresta ad affidare la responsabilità per la sicurezza interna del Paese, mettendola a capo di un’agenzia il cui ambito di competenze spazia dall’Immigrazione ai Servizi Segreti. Per lei, evidentemente, l’aver soppresso con una fucilata il suo cane di 14 mesi perché delusa dalla sua scarsa propensione nelle attività venatorie non ha influito minimamente sul suo “cursus honorum”. “Odiavo quel cane. Non era addestrabile …e valeva meno di niente come cane da caccia” scrive la governatrice nella sua autobiografia.
In particolare, Cricket – così si chiamava il povero cucciolone – firmò la sua condanna a morte il giorno in cui la sua spietata padrona provò a coinvolgerlo in una battuta di caccia unitamente ad altri cani già più esperti, nella speranza che gli insegnassero qualcosa…Niente da fare, l’incorreggibile Cricket aveva passato tutto il tempo ad inseguire i fagiani “divertendosi – raccolta la Noem – come non mai”. Così, quel pomeriggio, ad aspettare questo sfortunatissimo ed ignaro “amico dell’uomo” non c’era più il solito ritorno a casa, ma una deviazione verso una cava di ghiaia dove a pronunciare l’ultima parola sarebbe stato il grilletto di un fucile. Ma non ancora paga di tanta ostentata insensibilità, la nuova stella dell’universo trumpiano si è spinta anche a dire che la prima cosa che farebbe, se fosse lei a guidare la Casa Bianca, sarebbe quella di sopprimere il pastore tedesco di Joe Biden, per la verità piuttosto noto per il suo caratterino tutt’altro che malleabile…
E poi c’è anche Kevin Roberts, “raffinato” – si fa per dire – ideologo del Project 2025, il piano di transizione autoritaria, il quale non si vergogna a confessare di avere ucciso a vangate, vent’anni fa, il cane del suo vicino di casa…Insomma, speriamo di non urtare la suscettibilità di nessuno se, alla luce di certe sciagurate vicende, ci permettiamo di chiedervi “in che mani siamo capitati”…In questa fase di avvicendamento nella politica americana, avvertiamo davvero il rischio che gli 8619 chilometri che ci separano dagli Stati Uniti possano diventare distanze siderali…
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
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Scritto da: Giornale Radio
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