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Come è noto, la custodia cautelare è un provvedimento giudiziario che viene adottato in presenza del rischio concreto che un indagato possa darsi alla fuga, inquinare le prove oppure reiterare il reato. Sono veramente queste le ipotesi nelle quali è ragionevolmente corretto inserire il caso Toti? Era davvero così indispensabile arrestare il presidente della Regione Liguria, il quale – come ormai, ipocrita e rassegnato, tutto il mondo della politica ripete (a fasi alterne) da circa trent’anni – è da presumersi “innocente”, fino a sentenza passata in giudicato? A quanto si apprende dai giornali, la richiesta di arresto, da parte della Procura di Genova, risale al 27 dicembre: restiamo, pertanto, assai sorpresi dal fatto che, se un pericolo era effettivamente così reale ed imminente, tale richiesta sia stata accolta praticamente soltanto cinque mesi dopo…Gli inquirenti ritengono, evidentemente, che in vista della prossima scadenza elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, Giovanni Toti avrebbe potuto ricadere, nuovamente, nel “vizio” di cui è accusato: e cioè, quello di farsi dare dei quattrini in cambio di favori e agevolazioni che rientrano nelle competenze di un governatore regionale. OK, ammettiamo pure che il nostro uomo sia un incallito estorsore, un bieco ricattatore e rappresenti, in sostanza, il peggio del peggio di quanto ci si possa aspettare da un personaggio politico…tuttavia, poiché in 56 anni trascorsi su questo Pianeta non ha mai dato prova di essere uno sprovveduto, ci domandiamo se non sarebbe bastato un meno roboante avviso di garanzia per indurlo a desistere dai suoi presunti propositi illeciti.
Intanto, come in ogni scandalo politico / giudiziario che si rispetti, si sono prontamente formati due schieramenti di opinioni tra loro contrapposte: quella pregiudizialmente colpevolista e disposta a crocifiggere il malcapitato di turno “costi quel che costi” e quella garantista che – un po’ per solidarietà di partito e un po’ perché magari ci crede sul serio – timidamente esprime la propria vicinanza all’imputato, augurandogli di “riuscire a provare la sua innocenza”. Però, per parte nostra, ci permettiamo di rilevare che, anche se ormai in Italia sembra non saperlo più nessuno, nel processo moderno è il Pubblico Ministero che deve dimostrare la consistenza delle sue accuse e non è l’imputato a doverle smantellare…Ecco perché ci viene da parlare di “garantismo timido”.
In conclusione, non vi lascia perplessi il “tempismo” di certi provvedimenti cautelari?
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10 Maggio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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