L'opinione

Giochi proibiti

today30 Aprile 2025

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A cura di Ferruccio Bovio

Un articolo pubblicato sulla rivista Nature, riporta quanto emerso da una indagine effettuata presso l’Università di Melbourne, circa i benefici che possono derivare dal consentire ai bambini di svolgere attività ludiche di tipo anche pericoloso. Si tratta di uno studio che mette in discussione la tradizionale propensione che molti genitori manifestano nel voler evitare, ad ogni costo, di esporre i propri figli ad incidenti di qualsiasi tipo. Gli autori australiani sostengono, infatti, che le opportunità offerte da un gioco rischioso sono fondamentali per favorire un sano sviluppo fisico e mentale. In altre parole, i bambini avrebbero proprio bisogno di affrontare certe situazioni di limitato pericolo per poter maturare una maggiore consapevolezza di se stessi.

Anzi, un’indagine condotta in Norvegia, ha addirittura sostenuto che gli adolescenti che avevano avuto meno opportunità di sperimentare emozioni forti positive – come, magari, l’arrampicata in montagna – erano risultati poi più inclini a correre dei rischi negativi ed a commettere persino dei reati come il furto nei negozi. Tuttavia, basandoci anche sulla nostra esperienza personale di ex genitori piuttosto apprensivi, dobbiamo senz’altro riconoscere che non è affatto facile gestire, in tutta tranquillità, delle situazioni che possano comportare anche il verificarsi di qualche sia pur piccolo incidente.

Fermo restando, naturalmente, che il grado di pericolosità di un gioco va tarato in funzione del grado di abilità fisica e mentale che un bambino può già avere o non avere raggiunto. Altrimenti, con buona pace di tutti i ricercatori di Melbourne, dal rischio calcolato si passa direttamente alla leggerezza irresponsabile. C’è poi anche un altro aspetto della questione che coinvolge, invece, in maniera molto più mirata il modo di porsi degli adulti dinanzi ad un bambino che, in una palestra o in un parco giochi, sperimenta nuove attività ludiche che possano metterne a repentaglio l’incolumità fisica. E’ in questi casi, infatti, che bisognerebbe assolutamente evitare di interferire – anche soltanto a livello emotivo – nella sua nuova esperienza trasferendogli, con parole o con espressioni del viso, i nostri stati di ansia. Molto meglio, invece, lasciarlo libero di cimentarsi con le difficoltà, consentendogli, quindi, di testare personalmente le proprie capacità effettive.

In Italia, siamo quasi tutti – genitori ed istituzioni – condizionati da un forte senso di protezione nei confronti dei nostri bambini: basti pensare che, in molte scuole, si è persino arrivati ad abolire le pause di ricreazione all’aperto per il timore che possano verificarsi degli incidenti. E la maggior dei genitori tende ad adottare, in presenza del proprio figlio (che spesso è anche l’unico che hanno) comportamenti iperprotettivi, che gli impediscono però, di imparare a gestire un rischio, facendone magari un futuro adulto nevrotico ed insicuro. Di questo dovremmo, pertanto, sforzarci tutti di essere maggiormente consapevoli: tuttavia, amici ascoltatori, c’è qualcuno tra voi che è davvero capace di osservare il tuffo spericolato del proprio bambino da uno scoglio alto senza trattenere il respiro?

Credits Foto: Freepik

30 Aprile 2025

Scritto da: Redazione


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