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A cura di Ferruccio Bovio
I referendum, dal divorzio al nucleare – passando attraverso l’aborto – hanno, indubbiamente, inciso in maniera davvero determinante sugli sviluppi della società italiana negli ultimi cinquant’anni. Tuttavia, non possiamo fare a meno di rilevare che certi esiti referendari, rivelatisi poi così profondamente innovativi sia per per le istituzioni – talvolta dei veri e propri ceffoni in faccia a partiti e governi un po’ troppo temporeggiatori – che per la vita di tutti i giorni, sono pur sempre figli di una fase storica in cui l’affluenza media alle urne superava spesso la soglia del 90%…Stagioni nelle quali il quorum del 50% fissato per convalidare il risultato di una consultazione referendaria non costituiva quindi – come, invece, è oggi – un target particolarmente problematico da raggiungere.
E non a caso, se si escludono i referendum del 2011 che vennero votati dal 54% degli Italiani (probabilmente perché mossi dalla spinta emotiva dovuta al contemporaneo disastro di Fukushima), per il resto, nel nostro Paese, il quorum non si raggiunge dalla bellezza di trent’anni. E se pensiamo che alle ultime elezioni europee si è recato alle urne soltanto il 48% degli aventi diritto, è chiaro che l’istituto del referendum necessita, in Italia, di una pronta revisione. Già, ma quali sono le modifiche che si potrebbero apportare? Una prima soluzione che, per la verità, a noi pare eccessivamente drastica, sarebbe quella di eliminare il problema alla radice, abolendo cioè del tutto il quorum stesso, con il rischio però di condizionare in senso negativo la vita politica nazionale, che potrebbe, infatti, risultare rallentata – se non addirittura paralizzata – dalla presentazione di quesiti referendari che, immaginiamo, si farebbero sempre più frequenti.
In alternativa, si potrebbe prendere in considerazione l’idea di rivedere al ribasso la soglia di validità, portandola, ad esempio, al 40%: in modo tale, cioè, da conservare una effettiva legittimità non solo formale, ma anche sostanziale all’istituto del referendum (senza, quindi, comprometterne del tutto la credibilità attraverso quorum troppo bassi) e rendendolo, di conseguenza, uno strumento maggiormente in sintonia con i nostri attuali livelli di partecipazione alle consultazioni elettorali. E voi, amici ascoltatori, ritenete che l’istituto del referendum necessiti di qualche aggiornamento alla luce del calo di interesse che gli Italiani hanno mostrato nei suoi confronti negli ultimi trent’anni, oppure pensate che tutto debba rimanere inalterato?
Credits Foto: Freepik
12 Maggio 2025
Scritto da: Redazione
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