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Dalla prima edizione del Festival Internazionale dell’Economia di Genere – che si è tenuto recentemente a Roma – è emerso che ben due milioni di italiane sono prive di conto corrente. E si tratta di un dato che, indubbiamente, racconta parecchio su quanto sia ancora lunga, nel nostro Paese, la strada da percorrere verso una effettiva indipendenza economica femminile. Pertanto, il messaggio di cui si è fatto portatore il Festival, è quello che, quando si parla di uguaglianza di genere, non bisogna trascurare certi aspetti economici della vita familiare, che sono tipici di una cultura rimasta imperdonabilmente retriva e che vanno, quindi, al più presto superati. Tra l’altro, uno degli strumenti fondamentali per contrastare il fenomeno delle violenze domestiche, è proprio quello di garantire alle donne il diritto alla gestione autonoma dei propri denari, intesa come condizione sine qua non di una effettiva libertà di autodeterminarsi.
Particolare rilievo è stato dato dal Convegno al tema dell’alfabetizzazione finanziaria, poiché il gender gap, in materia di soldi ed investimenti, è spesso strettamente connesso a minori conoscenze finanziarie da parte delle donne rispetto agli uomini. Ed a questo proposito, come ha rivelato un intervento della Banca d’Italia, nel Bel Paese, il livello di cultura finanziario è tuttora decisamente basso soprattutto tra le casalinghe, ma anche tra le studentesse: tende, al contrario, a salire là dove ci si trovi in presenza di donne che sono già inserite nel mondo del lavoro. Comunque sia, il Festival ha confermato che, in Italia, è tuttora piuttosto radicata la tendenza che vede gli uomini amministrare i soldi e le donne occuparsi della famiglia: persino in casi di affermate professioniste, i cui elevati guadagni vengono, tuttavia, gestiti ed investiti da mariti. Non sono, infatti, rare le situazioni in cui gli stipendi delle mogli vengono versati direttamente su un conto corrente unico, a firma esclusiva del marito.
Forse poche sfere personali (o familiari) sono così intime come quelle finanziarie: difficilmente ci permettiamo di chiedere ad altri quanto guadagnino, se investano in cose preziose o se, invece, abbiano dei problemi con le banche…Rischiamo di apparire veramente indelicati…E forse è anche per questa mancanza di “confidenza finanziaria” – che ci condiziona pure con i parenti o gli amici più cari – se siamo rimasti davvero sorpresi nell’apprendere che, tra di noi – magari pure tra le nostre colleghe – ci sono due milioni di lavoratrici che rinunciano rassegnatamente alla disponibilità dei loro guadagni.
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23 Aprile 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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