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“I bambini ci guardano” spiegava il grande Vittorio De Sica, ma forse avrebbe potuto completare il suo messaggio cinematografico, aggiungendo pure che “i bambini si fidano”.
La violenza è, in generale, da sempre una presenza costante che cammina al nostro fianco senza che neanche ce ne accorgiamo. La diamo, infatti, per scontata e non soltanto quando ci riferiamo ai grandi eventi bellici che mietono vittime civili ed innocenti a centinaia di migliaia, ma anche quando si tratta di episodi che avvengono su scala minore – magari anche presso la porta accanto – e che coinvolgono persone o animali per i quali, dopo aver provato un attimo di pena e di solidarietà, smettiamo distrattamente di preoccuparci quasi subito.
Presi dai nostri mille problemi, finiamo per sorvolare su ferite fisiche e morali che invocano il nostro aiuto, a meno che non arrivino a toccare direttamente noi o qualche persona a cui teniamo particolarmente.
Una delle più gravi ed inaccettabili forme di violenza è certamente quella che – sia pure con dosaggi diversi a livello globale – viene esercitata sui bambini. In particolare, è la pedofilia, con i suoi orrori malati, ad investire tante piccole vittime che, del tutto ignare degli abusi cui vanno incontro, si fidano del parente, del vicino di casa, dell’amico di famiglia o magari anche di un insegnante. Già perché di solito (anzi nella maggior parte dei casi) ad approfittare dell’ingenuità dei bambini non sono affatto degli orchi con le maschere da diavoli, ma sono, invece, proprio i soggetti più insospettabili.
Tuttavia, il fenomeno della pedofilia – per quanto odioso e brutale – rappresenta soltanto una delle numerose sfaccettature che concorrono a formare la piaga della violenza sui minori: pensiamo, ad esempio, alla pratica – ancora purtroppo in vigore in svariati Paesi del mondo – di far lavorare bambini in età scolare in condizioni ambientali vergognosamente malsane e nel più cinico disinteresse nei confronti del loro stato di salute che, spesso, rimane irrimediabilmente compromesso. Però, a ben vedere, stiamo parlando di fatti che riguardano esclusivamente le economie meno sviluppate e, di conseguenza, anche meno sindacalizzate, oppure anche quelle più avanzate, le quali trovano la loro convenienza nel “delocalizzare” le produzioni in aree del mondo in cui la fame spinge i genitori – vedasi quelli egiziani – a mandare un milione e mezzo dei loro figli ad avvelenarsi sangue e polmoni con le sostanze tossiche che vengono ancora utilizzate in certe concerie?
Pertanto, ci pare che al problema della violenza faccia da contraltare quello dell’indifferenza con cui – tranne qualche beatificabile eccezione – tendiamo a sottovalutare tutte le questioni che non ci coinvolgano direttamente. Pensiamo, ad esempio, al caso abbastanza recente della bambina (di neanche un anno) lasciata sola a morire di stenti in casa dalla madre che si era voluta concedere una settimana di svaghi: possibile che, dai nonni ai vicini di casa, a nessuno sia venuto in mente di andare controllare cosa stesse succedendo in quella culla abbandonata? Si, è stato proprio possibile, così come lo è anche quando da un palazzo vicino arrivano urla e lamenti di disperazione, senza che qualche anima buona si degni se non proprio di fare l’eroe intervenendo personalmente, almeno di alzare il telefono e chiamare i carabinieri.
“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi, ma è l’indifferenza dei buoni”: lo ebbe a dire Martin Luther King e, forse, non aveva tutti i torti. Lo pensate anche voi?
09 Ottobre 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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