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A cura di Ferruccio Bovio
Esiste, dunque, un giudice – questa volta non a Berlino, ma nello Stato del Delaware – che ha osato dire di no a Elon Musk, stoppando il mega compenso da 56 miliardi di dollari che il fondatore di Tesla aveva proposto per sé stesso, ottenendo agevolmente anche il parere favorevole della maggioranza degli azionisti. Noi, in questo momento, in Italia ci stiamo chiedendo se sia proprio il caso di liquidare l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, con una buona uscita di cento milioni di euro, ma qui si tratta di numeri talmente elevati da far impallidire qualsiasi altro tipo di retribuzione di cui si abbia mai avuto notizia. E, non a caso, la decisione che sembra proprio voler guastare le feste di Natale all’uomo più ricco del mondo, definisce la sua pretesa come “eccessiva e ingiusta”.
Naturalmente, Musk ha immediatamente manifestato tutto il suo disappunto, pubblicando su X (e cioè, sulla piattaforma che, tra le altre cose, gli appartiene) un commento in cui sottolinea come, in questi casi, a dover decidere siano “gli azionisti e non i giudici”. Pertanto, la pronuncia della Corte è sbagliata e contro di essa verrà presentato un ricorso. Il messaggio ha ottenuto, in poche ore, milioni di visualizzazioni, raccogliendo giudizi quasi tutti orientati a denunciare i “giudici prevenuti che sono la piaga della società”, accanendosi in particolare contro Kathaleen Mc Cormick – autrice della sentenza in questione – che viene definita “usurpatrice”, “corrotta” e “criminale”. In linea di principio – e soprattutto se si pensa che questo tipo di provvedimento è stato partorito da un tribunale che non ha sede nella Cuba di Castro, ma agisce, invece, nel Paese che è simbolo del capitalismo e dell’iniziativa privata – può sorprendere la logica “intromissoria” di una pronuncia che nega a un privato di disporre del proprio denaro come meglio crede…
Tuttavia, non bisogna neppure scordare che le approvazioni che Elon Musk ottiene dalle Assemblee dei suoi azionisti sono, sistematicamente, condizionate dall’esigenza di tanti piccoli risparmiatori di evitare grossi conflitti all’interno della Tesla, nel timore di veder crollare il valore delle loro partecipazioni, nel caso in cui venisse messa in discussione una leadership che è, sostanzialmente, insostituibile. Ecco perché, se inquadrata nell’ottica della tutela del pubblico risparmio, la sentenza del Delaware non risulta poi così sorprendente…Comunque sia, con un futuro discretamente garantito da un patrimonio oggi stimato in 336 miliardi di dollari, pensiamo che, pure quest’anno, il bizzarro magnate di origine sud africana, un panettone di Natale se lo potrà, senz’altro, permettere….Anche a prescindere da quello che potrà essere l’esito del ricorso che adesso andrà, sicuramente, a presentare.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
3 Dicembre 2024
Scritto da: Giornale Radio
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