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Questa volta, il Cielo sopra Berlino non si è più, dunque, tinto di azzurro come nella finale mondiale del 2006, ma ha assunto, invece, il fosco aspetto che prelude sempre all’arrivo di una tempesta che, in questo caso, è stata di vergogna e di delusione.
Hanno fatto male quei due schiaffoni (ma senza Donnarumma avrebbero potuto essere anche tre o quattro) che la Svizzera ci ha rifilato sabato pomeriggio, senza che noi accennassimo anche soltanto ad un minimo sussulto di reazione…Contro una nazionale elvetica che non ci batteva da ben 31 anni, lo spettacolo offerto dai giocatori selezionati e poi mandati in campo da Luciano Spalletti è stato davvero imbarazzante: sono, infatti, perfettamente riusciti nella non facile impresa di trasformare un discreto undici bene ordinato (ma certamente privo di straordinarie individualità quale è quello svizzero) in una macchina calcistica in grado di sviluppare un gioco continuo e travolgente. Fin dal primo minuto, abbiamo cominciato a capire che avremmo assistito ad una partita a senso unico e completamente dominata da avversari che storicamente abbiamo sempre affrontato con ben altre chanches di vittoria: un’Italia senza alcuna idea di gioco (e con calciatori schierati in ruoli diversi da quelli che sono soliti ricoprire in campionato), non riusciva a mettere insieme tre passaggi decenti, consegnandosi penosamente in balia degli Svizzeri, ai quali, probabilmente, non sarà sembrato neanche vero di poter approfittare di una nazionale azzurra in così evidente crisi di identità.
Tutta colpa di Spalletti? Nel dopo partita, il nostro Commissario Tecnico si è sostanzialmente arrampicato sugli specchi per giustificare un risultato, ma soprattutto una prestazione così deludenti…Ed alla fine, il succo delle sue parole è stato quello che, al momento, il livello qualitativo del calcio italiano è questo e non si può, quindi, pretendere di più…Un bel viatico, non c’è che dire, in vista dei prossimi Mondiali del 2026 che – se le cose stanno sul serio in questo modo – ci vedranno clamorosamente esclusi per la terza edizione consecutiva… Noi, da sempre, pensiamo che gli allenatori in grado di forgiare delle compagini vincenti, disponendo di materiale umano scadente, siano più unici che rari: a scendere in campo sono, infatti, sempre i giocatori e non i tecnici, i quali, di solito, sono già bravi quando si limitano a non creare troppe confusioni tattiche…Pertanto, gli inviti a Spalletti a farsi da parte che, in queste ore, stanno dilagando sui social e sui media potranno forse anche essere condivisi, ma è chiaro che non sarà certamente una eventuale chiamata a Coverciano di Massimiliano Allegri a risolvere i problemi di un calcio italiano che è stato per ben quattro volte iridato e che adesso si è tragicomicamente ridotto a faticare con l’Albania o a scomparire del tutto di fronte alla Svizzera.
Più di una volta, siamo stati sfiorati dal dubbio che i nostri calciatori, privilegiando l’impegno da dedicare ai loro clubs di Serie A, siano poco propensi – temendo magari di subire infortuni o volendo, comunque, tirare un po’ il fiato – a dare il meglio di se stessi quando vengono chiamati a vestire la maglia azzurra. Secondo voi, è un’ ipotesi plusibile?
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Scritto da: Giornale Radio
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