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L'opinione

La “dignitas” di lasciare una vita di ormai sole sofferenze

today10 Aprile 2024

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A cura di Ferruccio Bovio

Il documento “Dignitas Infinita”, appena pubblicato dal Dicastero per la Dottrina della Fede, affronta svariati temi – che vanno dalla povertà alla maternità surrogata – intendendo riassumere quello che, fino ad oggi, la Chiesa ha detto intorno alla dignità umana, che, secondo chi ha elaborato il testo, deve rappresentare il punto centrale di ogni persona, al di là di qualunque circostanza.

Tra gli argomenti trattati da “Dignitas Infinita”, vogliamo oggi soffermarci su quello che riguarda l’eutanasia ed il suicidio assistito, intesi come forme particolari di violazione della dignità umana che, pur senza essere accompagnate dai clamori assordanti che spesso circondano questioni come l’aborto o la teoria gender, stanno, comunque, guadagnando consensi sempre più ampi all’interno delle società occidentali. Consensi dai quali sono scaturite non poche iniziative legislative che la Chiesa giudica incoerenti con il rispetto della dignità umana: anche se oramai – giusto a proposito di eutanasia e di suicidio assistito – si è affermato l’uso di accomunarli entrambi nella formula di “leggi di morte degna”. Dinanzi a questi fenomeni, il Vaticano ribadisce, in modo inequivocabile, che “la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile”. Spazio, quindi, alle cure palliative, evitando “ogni accanimento terapeutico o intervento sproporzionato”, ma punto fermo sul fatto che è la vita ad essere un diritto e non la morte, “la quale va accolta e non somministrata”.

Francamente, ci pare che, almeno in certi casi, il voler riaffermare che la dignità esiste “al di là di ogni circostanza” – e cioè, anche a prescindere  da ogni tipo di decadenza fisica – vada a sfociare in una visione compassionevole, ma impotente di fronte a sofferenze del corpo e della mente, alle quali soltanto chi le subisce dovrebbe essere autorizzato a stabilire come e quando dire basta. In altre parole, ci chiediamo se obbligare a sopravvivere suo malgrado chi magari è afflitto da una penosa condizione di immobilità che si trascina da anni, significhi davvero agire in favore della sua “dignitas”…

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Credits Foto: Libreria Coletti

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10 Aprile 2024

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Scritto da: Giornale Radio

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