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A cura di Ferruccio Bovio
Oggi, come ogni 21 febbraio, si celebra la Giornata Internazionale della Lingua Madre e la scelta di questa data non è casuale perché, con essa, l’UNESCO ha voluto ricordare un gruppo di studenti bengalesi dell’università di Dacca che, nel 1952, furono uccisi dalla polizia del Pakistan nel corso di una protesta organizzata per il riconoscimento del bengalese come lingua ufficiale. E di lingue ufficiali, nel mondo, ne sono censite 141, anche se – tra dialetti e varianti locali – sono circa 6.700 gli idiomi che si parlano sul nostro Pianeta. Già l’uso della parola “madre” chiarisce, in modo inequivocabile, l’importanza che riveste, per ogni individuo, la lingua con la quale egli è cresciuto ed ha imparato a pensare ed a comunicare. E in effetti, ogni lingua rappresenta l’espressione più diretta di una determinata cultura e del popolo che le ha dato vita. Ecco perché l’UNESCO attribuisce una grande importanza alla conservazione delle diversità linguistiche nel mondo, intendendole come un patrimonio irrinunciabile dell’umanità. Patrimonio che però sta attraversando, attualmente, una fase particolarmente critica, che vede, infatti, un numero sempre più alto di lingue in via di estinzione, dinanzi all’affermarsi inesorabile di quei cinque o sei idiomi destinati ad imporsi, in maniera ormai pressoché totalizzante, a livello globale.
L’ Italia, nel suo piccolo, può, comunque, vantare una ben consolidata tradizione nel rispetto delle minoranze linguistiche che, non a caso, godono, nel nostro Paese, di speciali garanzie di legge: si pensi, ad esempio, ai cartelli stradali che in certe regioni sono scritti sia nella lingua nazionale, che in quella locale. E stiamo pensando al tedesco per quanto riguarda l’Alto Adige, al francese (o ad alcune sue varianti) per la Valle d’Aosta o all’albanese che, in certe zone del Mezzogiorno, viene parlato da ben centomila cittadini che sono assolutamente italiani da diverse generazioni, ma che hanno, tuttavia, mantenuto la lingua dei loro antenati. Ed anche nel Friuli Venezia Giulia non mancano nostri connazionali che preferiscono esprimersi in slavo.
Una lingua madre racchiude, quindi, i valori identitari in cui si riflettono le culture, le tradizioni ed i costumi che distinguono una specifica comunità dalle altre, alimentando in essa un forte senso di appartenenza che anche a voi sarà, probabilmente, capitato di provare ogni volta che avete incontrato un vostro connazionale all’estero. Ed a questo proposito, ci piace concludere oggi il nostro intervento, richiamando alcune parole, attraverso le quali Nelson Mandela ha saputo esprimere, come forse nessun altro, il significato più profondo del concetto di lingua madre: “parlare a qualcuno in una lingua che comprende, consente di raggiungere il suo cervello. Parlargli nella sua lingua madre significa raggiungere il suo cuore”. Secondo voi, amici ascoltatori, le nostre istituzioni politiche e culturali sono sufficientemente impegnate nella tutela e nella valorizzazione della lingua italiana, rispetto alla crescente presenza dei tanti anglicismi che stanno, gradualmente, modificando il nostro vocabolario quotidiano?
Credits Foto: Freepik
21 Febbraio 2025
Scritto da: Redazione
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