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A cura di Ferruccio Bovio
Oggi, come ogni 16 ottobre da 43 anni a questa parte, il nostro Pianeta celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione: un momento di riflessione istituito dalla FAO (e cioè dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) che costituisce, appunto, un’importante occasione sia per ricordarci il diritto di ogni persona a fruire di un’alimentazione adeguata, che per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi legati alla sicurezza alimentare e alla nutrizione. In particolare, questa edizione del 2024, ha come tema di discussione “Il diritto al cibo per una vita ed un futuro migliori” e, di conseguenza, come scopo, quello di “promuovere l’agricoltura sostenibile, garantire la sicurezza alimentare e combattere la fame e la malnutrizione a livello globale”.
Non inganni, quindi, la definizione stessa di Giornata dell’Alimentazione, poiché in questo 16 ottobre, la FAO non intende affatto distrarre la nostra attenzione orientandola verso argomenti magari più futili e gradevoli (come l’alta gastronomia, le diete, master chef o cose del genere), poiché, in realtà, è, invece, di fame e di malnutrizione che ci chiama a ragionare. Oggi, infatti, nonostante – nel loro complesso – gli agricoltori in tutto il mondo producano, oggettivamente, quantità di cibo superiori al fabbisogno dell’intera popolazione globale, sono tuttavia ben 733 milioni le persone che, per le più svariate ragioni, patiscono la fame, mentre sono 2,8 miliardi quelle che non possono, comunque, permettersi un’alimentazione corretta: e da questi dati, se ne ricava, inevitabilmente, che, sul nostro Pianeta, è tutt’ora in corso un inaccettabile aumento delle disuguaglianze economiche tra le diverse aree geografiche che lo compongono.
Noi, volendo dare un’occhiata anche a che aria tira in materia di alimentazione in casa nostra, siamo rimasti incuriositi dai risultati resi noti da uno studio – che è stato appena pubblicato dalla Coldiretti – su come possano variare, in Italia, i consumi alimentari tra una regione e l’altra. Ne è emerso che, nel 2023, è stata la Campania – forse la Regione simbolo della Dieta Mediterranea – l’area del Bel Paese in cui si è speso maggiormente per mangiare, davanti a Sicilia e Friuli Venezia Giulia, mentre in fondo alla classifica si è collocata la Sardegna. Nel complesso, nelle case italiane si sono destinati, mediamente, 526 euro mensili per il cibo, che rappresentano il 19% dell’intera spesa mensile e la terza voce del budget dopo casa e bollette e affitti. Una percentuale che però, risulta fortemente differenziata se si scompone a livello regionale: tanto è vero che i Campani spendono quasi 200 euro in più dei Sardi.
Con una spesa media mensile di 614 euro i cittadini della Campania sono, pertanto, quelli che pagano di più per mangiare, destinando al cibo il 27% del proprio budget. Al secondo posto si piazza la Sicilia con 586 euro, mentre al terzo troviamo il Friuli Venezia Giulia con 576 euro. Al quarto segue la Calabria (con 562 euro) che precede il Molise (con 555 euro), fino ad arrivare alla Sardegna che chiude, da fanalino di coda, con 415 euro.
Siamo, dunque, in presenza di una classifica che vede un netto prevalere delle regioni del Sud nell’occupare le posizioni di vertice: a conferma di una tendenza che certifica il Mezzogiorno quale leader della spesa alimentare mensile con 551 euro, mentre le Isole si fermano a 542, il Centro a 528, il Nord Est a 518 e il Nord Ovest ad appena 505.
Resta da capire se ad importi di denaro più elevati corrispondano anche quantitativi più alti di cibo consumato o se, invece, le disparità, tra un territorio ed un altro, dipendano piuttosto da sperequazioni riguardanti i listini dei prezzi.
E voi, amici ascoltatori, cosa ne pensate? Trovate sorprendenti i dati che ci rivela la Coldiretti?
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
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Scritto da: Giornale Radio
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