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L'opinione

La legge è davvero uguale per tutti?

today15 Luglio 2024 1425 1

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A cura di Ferruccio Bovio

Secondo una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Torino, in determinati contesti culturali è lecito maltrattare e percuotere i bambini, perché negli ambienti in cui questi piccoli sventurati vivono la cosa è normale. Nel caso specifico si trattava di decidere sulla sorte penale di una coppia di genitori rom, già condannati, in prima istanza, a due anni e sei mesi di reclusione per i maltrattamenti inflitti alle loro tre figlie: tutte di età inferiore ai dieci anni. Viene pertanto da pensare che il nostro stia diventando un Paese  a tutela giuridica differenziata e nel quale la legge si applica, quindi, a seconda del background di usi e costumi al quale un certo imputato fa riferimento… Un Paese in cui chi picchia un figlio minore in un contesto familiare e sociale disagiato (come quello di un campo rom), gode senz’altro di tutta una serie di attenuanti che sarebbero, ad esempio, al contrario, negate ad un qualsiasi impiegato o artigiano che avesse avuto l’handicap di formarsi umanamente in un contesto fatto di tradizioni ed abitudini meno inclini all’uso della violenza arbitraria.

Di conseguenza, se sei cresciuto in un ambiente in cui le percosse sono normalmente considerate come lo strumento principale per “far rigare dritti” i bambini, allora sappi che puoi tranquillamente adottare il metodo educativo che preferisci, perché tanto nessuna autorità italiana è autorizzata ad intervenire… Infatti, a giudizio della Corte torinese, in quello scenario di povertà, abbandono e mancanza di igiene, il ricorso alla violenza era, sostanzialmente, una circostanza del tutto normale, così come lo era anche il fatto che alle mani venissero spesso e volentieri anche gli stessi genitori tra di loro…

Non è la prima volta che un giudice, rivelando un certo tipo di orientamento ideologico, assume un atteggiamento così “giustificazionista” nei confronti di fatti che – stando almeno alla lettera del Codice Penale – dovrebbero, invece e senza dubbio, costituire dei reati: ed a questo proposito, ci viene in mente il proscioglimento richiesto dalla procura di Brescia per un marito bengalese, le cui violenze verso la moglie sarebbero state essenzialmente “il frutto del suo impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge” .

Dobbiamo, quindi, pensare che in Italia ci siano bambini e adulti che, per loro somma sfortuna, vivono in contesti sociali nei quali anche i diritti fondamentali sembrano essere questi illustri sconosciuti? Dobbiamo, quindi, anche pensare che una violenza carnale, una coltellata o una qualunque altra forma di prevaricazione fisica o morale assumano un rilevanza penale che varia in funzione dell’origine culturale di chi le pone in essere?

Venerdì scorso, l’ex premier, Giuseppe Conte, sia pure riferendosi ad un fatto politico che nulla ha a che vedere con la nostra discussione di oggi, ha proposto di cancellare, dalle aule di giustizia,  la classica scritta “La legge è uguale per tutti”. Prima o poi dovremo, forse, farlo sul serio?

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15 Luglio 2024

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Scritto da: Giornale Radio

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