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A cura di Ferruccio Bovio
Donald Trump ce l’ha, quindi, fatta a riprendersi la Casa Bianca, lasciando molti Europei in uno stato di profonda incertezza, soprattutto per quanto riguarda il futuro degli scambi commerciali internazionali che, per il Vecchio Continente, potrebbero risultare fortemente penalizzati dall’introduzione di alcune misure protezionistiche sulle quali il neo presidente ha fondato gran parte della sua campagna elettorale. Tuttavia, a parte questo aspetto di carattere economico che, nell’immediato, costituisce probabilmente il tema principale del quale dovremmo preoccuparci, desideriamo oggi soffermarci anche su un altro tipo di timore – sicuramente meno coltivato dai media – ma che, comunque, faremmo tutti meglio a non sottovalutare: ed è quello rappresentato dal rapporto certamente non idilliaco che, fin dai tempi del suo precedente mandato, ha caratterizzato i rapporti tra Donald Trump e la comunità scientifica.
Si pensi, ad esempio, alle prese di posizione assunte dalla sua prima Amministrazione nei confronti delle questioni legate ai cambiamenti climatici, considerate come una sorta di ingannevoli pretesti utilizzati dai maggiori competitors mondiali al solo fine di danneggiare l’economia americana. Ed è proprio da questo approccio – sostanzialmente negazionista – ai grandi temi della transizione ecologica, che derivò la decisione di ritirare, nel 2017, gli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi che – a giudizio del magnate newyorkese – imponevano limiti e regolamentazioni che altro non avrebbero potuto fare se non ridurre la competitività delle produzioni americane.
E se sulle politiche green le scelte della prima Amministrazione Trump hanno lasciato alquanto a desiderare, a farci venire letteralmente i brividi sono state, invece, quelle riservate alla gestione della pandemia di Covid-19, quando lo stesso inquilino della Casa Bianca, improvvisamente scopertosi valente virologo, cominciò a sostenere che i contagi sarebbero scomparsi rapidamente da soli e a suggerire alla gente, tra lo sconcerto e l’ilarità degli ambienti farmaceutici, di iniettarsi dei disinfettanti nelle vene per pulire il corpo dal virus….Adesso, a non rasserenare certamente le più immediate aspettative, si delinea pure la probabilissima designazione di Robert Kennedy Jr. – indiscusso re della disinformazione sui vaccini – ad occupare la poltrona di responsabile della sanità pubblica nazionale…
L’elezione di Trump rischia, pertanto, di rappresentare un momento di svolta davvero insidioso per quanto concerne le connessioni tra scienza e politica. Perlomeno, alla luce delle esperienze vissute nel mandato 2016 – 2020. Temiamo, infatti, che, giunti a questo punto, a venir messa in discussione rischi di essere la libertà stessa di ricerca scientifica, che noi preferiremmo fosse, invece, sempre sottratta ad ogni forma di pregiudizio o di condizionamento ideologico. Che ne pensate, amici ascoltatori? Stiamo forse esagerando con i nostri dubbi?
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
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Written by: Giornale Radio
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