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A cura di Ferruccio Bovio
Un emendamento al decreto legge sulle elezioni – presentato dai partiti che formano la maggioranza di Governo – prevede l’abbassamento, al 40%, della soglia necessaria per evitare il ballottaggio nei Comuni con più di 15mila abitanti. Una mossa che, oltre a provocare una reazione indignata da parte delle opposizioni, ha finito per sollevare interrogativi, in merito alla sua ammissibilità, anche all’interno dello stesso centro destra, con il presidente del Senato, Ignazio la Russa, che, non a caso, ha invitato i suoi stessi colleghi di partito ad un attento riesame della norma. In concreto, la proposta, firmata dai capigruppo a Palazzo Madama di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, chiede che un candidato possa diventare sindaco al primo turno con il 40% dei voti, anziché con l’attuale 50% più uno. Inoltre, il testo introdurrebbe anche un premio di maggioranza per le liste collegate, garantendo loro il 60% dei seggi in Consiglio comunale.
Va detto, che non è la prima volta che viene effettuato un tentativo di modificare il sistema elettorale in questo senso: ora però, il dibattito si è spostato dalla teoria alla realtà di un decreto che è veramente in discussione al Senato. L’opposizione – come si è detto – ha subito alzato le barricate, chiedendo – nella persona stessa della segretaria del PD, Elly Schlein – l’immediato ritiro di questo emendamento, che viene giudicato come “una grave provocazione”: altrimenti il suo partito ricorrerà a tutti gli strumenti parlamentari disponibili per bloccarne l’approvazione. E pure l’Associazione Nazionale Comuni Italiani ha espresso la propria contrarietà, definendo l’attuale sistema “il migliore possibile” ed invitando, quindi, il Governo ad un ripensamento. Eppure ci sono – almeno a nostro avviso – alcuni elementi che, a ben riflettere, potrebbero rendere non poi così inaccettabili le ragioni che giocano a favore della riduzione al 40% della soglia per evitare i ballottaggi. Innanzitutto, in un periodo caratterizzato da una sempre più scarsa affluenza alle urne, abbassare il quorum dei voti effettivamente decisivi potrebbe, forse, incentivare la partecipazione popolare, consentendo all’elettorato di decidere subito chi farà il sindaco ed evitando così che le città siano, invece, governate (come spesso succede) da chi magari ha preso meno voti al primo turno, ma poi – grazie a nuovi accordi post elettorali presi con altre forze politiche – riesce, comunque, ad aggiudicarsi la fascia tricolore.
E a questo proposito, il ballottaggio attuale potrebbe, dunque, rivelarsi non sempre rispettoso delle effettive intenzioni degli elettori. D’altra parte, non ci pare che l’idea costituisca una sorta di profanazione degli ordinamenti democratici, visto che, già oggi, nelle elezioni regionali, a divenire governatore è il candidato che ha preso anche un solo voto in più rispetto al secondo arrivato, senza che ci sia, assolutamente, la necessità di raggiungere almeno il 50% dei consensi. Infine, l’approvazione dell’emendamento in questione comporterebbe anche un risparmio di denaro pubblico, evitando che venga speso per allestire un secondo turno al quale, tra l’altro, partecipa un numero sempre decrescente di cittadini. Pertanto, amici ascoltatori, Giornale Radio è oggi interessata a conoscere quale sia la vostra opinione su questa prospettata modifica ai meccanismi elettorali, attraverso i quali si perfeziona l’elezione di un sindaco. Ritenete fondate le argomentazioni di chi propone di abbassare al 40% la soglia dei consensi che evita il ricorso ai ballottaggi?
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
8 Aprile 2025
Scritto da: Redazione
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