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Tragedie come quella che ha visto, due giorni fa, un bambino di 13 mesi morire dilaniato dai morsi di due pitbull, cominciano ormai a verificarsi con una frequenza davvero allarmante. Non si tratta più di casi sporadici, ma di episodi di cui si ha notizia almeno una volta al mese e che non possono che gettare nel più profondo disagio (per non dire sconforto) chi, come noi, ha sempre vissuto con dei cani, considerandoli come se fossero dei figli ed oggi – per l’età che purtroppo avanza – come dei nipotini.
Il problema delle razze canine aggressive non può più essere sottovalutato, anche se per affrontarlo occorre, almeno a nostro avviso, una chiarezza di idee ed una determinazione legislativa di cui, fino ad oggi, non abbiamo visto neanche l’ombra.
Non è necessario avere una laurea in etologia per sapere che le razze di cani non sono tutte uguali, dal momento che, nel corso dei secoli, sono state selezionate per affiancare l’uomo in diverse attività come la caccia, la guardia o il lavoro. Ed i processi selettivi sono sempre stati finalizzati a metterli nella condizione di soddisfare al meglio una determinata esigenza umana, compresa quella di difendere un luogo od una persona ad ogni costo. Pertanto, deve essere chiaro a tutti – anche a quelli che dicono che, in fondo, per educare bene un pitbull o un dogo argentino basta la dolcezza – che non tutti i cani sono stati programmati per essere animali da compagnia. Anzi, alcuni presentano delle caratteristiche che li rendono addirittura assimilabili a delle vere e proprie armi: ecco perché, ogni tanto, a qualche veterinario illuminato o a qualche animalista “impegnato” viene in mente di proporre l’istituzione di una sorta di patentino, che abiliti alla conduzione di un cane potenzialmente feroce. Ed effettivamente, non si capisce perché se vogliamo possedere una pistola dobbiamo prima sottoporci ad esami abbastanza accurati per ottenere il rilascio di un porto d’armi, mentre se intendiamo utlizzare un dogo argentino per andare in giro a spaventare o minacciare il prossimo, basta comprare un cucciolo (o magari rubarlo) senza che nessuno venga a controllare la nostra fedina penale ed a chiederci chi siamo e quali siano le nostre reali intenzioni…Probabilmente, l’obbligo legale di seguire un corso di formazione sul rapportarsi con un esemplare di razza “problematica”, potrebbe già rappresentare un primo passo in avanti verso il superamento di certi rischi sociali: a condizione però, che non si tratti di una pura formalità, ma di un vero e proprio percorso di studio, al termine del quale sia previsto un esame serio e severo che, in quanto a bocciature, non faccia sconti a nessuno. Tuttavia, per ridurre ai minimi termini il rischio che eventi drammatici come quello di Eboli abbiano a ripetersi, cominciamo a pensare che forse la soluzione più efficace e meno traumatica per tutti (cani e umani) potrebbe – paradossalmente – essere quella di procedere alla sterilizzazione di certe razze, in modo da arrivare, nel giro di pochi anni, a colmare (senza colpo ferire) un’esigenza di sicurezza che sarebbe da irresponsabili continuare ad ignorare.
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24 Aprile 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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