Lcorso Yoghi e l’orso vero

In Europa, ogni cinque anni, muore una persona uccisa da un orso: una percentuale forse trascurabile, ma che sale sensibilmente se, ai casi più estremi, si vanno ad aggiungere gli episodi che riguardano i ferimenti non letali oppure le devastazioni di coltivazioni agricole.

L’attacco subito pochi giorni fa da un turista francese, mentre percorreva un sentiero situato sulle Alpi Trentine, ha nuovamente riportato all’ordine del giorno il problema della coesistenza in sicurezza dell’uomo con gli orsi bruni presenti in alcune vallate italiane. Problema che sta rialimentando le solite sbrigative polemiche tra i fautori della “doppietta facile” e certi animalisti poco inclini a considerare anche le ragioni di chi magari vorrebbe poter andare per boschi senza correre il rischio di non fare più ritorno a casa. Ed a questo proposito, ricordiamo il caso di Andrea Papi che, l’anno scorso, perse la vita proprio per l’aggressione di uno di questi imprevedibili animali che, spesso, tendiamo a confondere un po’ troppo con il simpatico furfante Yoghi che, nel Parco di Yellowstone, si diverte a rubare le merende ai turisti americani…

Premesso che l’orso bruno è effettivamente una specie nativa delle Alpi e ne caratterizza, quindi, l’ ecosistema, bisogna anche precisare che, per secoli, è stato oggetto di forme di caccia talmente intensive da portarlo addirittura sull’orlo dell’estinzione. Poi, in tempi più recenti, grazie all’adozione di misure di protezione ed alla creazione di riserve ad essi dedicate, la popolazione di orsi bruni nel Trentino ha iniziato a riprendersi. E stiamo parlando di un dato che va, senz’altro, considerato come un successo ai fini della conservazione delle specie selvatiche. Tuttavia, si tratta pure di un fenomeno che ha finito per dare luogo ad alcune sfide che sarebbe da irresponsabili sottovalutare: gli orsi tendono, infatti, a spostarsi in cerca di cibo e la cosa comporta, spesso e volentieri, situazioni conflittuali con l’uomo, che vanno dalla più innocua incursione in una proprietà privata all’azzannata fatale.

Noi, per parte nostra, restiamo convinti che la salvaguardia di tutti gli animali non sia affatto un obbiettivo inconciliabile con la messa in sicurezza delle comunità umane. Si tratta però, di prestare maggiore attenzione alle esperienze ormai storicamente collaudate nel Nord America dove, sebbene la presenza di animali selvatici potenzialmente pericolosi sia ben più diffusa che da noi, i rischi vengono ridotti veramente ai minimi termini. Pertanto, prima di arrivare all’extrema ratio dell’abbattimento di un orso, dobbiamo imparare – anche in Trentino e sull’esempio americano – a non abbandonare mai rifiuti di cibo che possano attirare l’olfatto degli orsi, utilizzando, invece, dei cassonetti speciali che non possano essere aperti in alcun modo. In sostanza, occorre fare tutto il possibile affinché  il “pianeta orso” venga a contatto col “pianeta uomo” il meno possibile, essendo fondamentale che il primo non rinunci mai alla sua innata diffidenza nei confronti del secondo.