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L'opinione

Le cose che non ti ho detto

today28 Ottobre 2024

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A cura di Ferruccio Bovio

In questi ultimissimi giorni siamo rimasti abbastanza incuriositi dalla vicenda di un marito che – scoprendo dopo ben 18 anni di vita insieme che la moglie era nata uomo – ha chiesto l’annullamento del matrimonio al Tribunale di Livorno. Tribunale che ha, comunque, respinto l’istanza. Pertanto, all’uomo che, sostanzialmente, si ritiene vittima di un raggiro, a questo punto non resta che intraprendere l’iter che porta ad un normalissimo divorzio. I giudici che hanno redatto la sentenza hanno, infatti, sostenuto che la mancata conoscenza dell’originario sesso del coniuge “non corrisponde ad errore sull’identità o sulle qualità della persona”.

I due si erano sposati nel 2003 ed avevano poi deciso di separarsi nel 2021, dopo aver preso anche in considerazione l’eventualità di adottare un bambino, visto che la donna, continuando a celare il suo cambiamento di sesso, affermava di non poter avere figli a causa di una malattia la cui guarigione, in passato, avrebbe richiesto l’asportazione dell’utero. Per questo motivo, l’uomo, nel 2022, aveva impugnato il matrimonio in Tribunale, facendo riferimento all’articolo 122 del Codice Civile che disciplina proprio i casi in cui un giudice può sciogliere il vincolo matrimoniale per “violenza o errore”. In altre parole, se il ricorrente, a suo tempo, fosse stato a conoscenza di certi segreti che riguardavano gli aspetti più intimi della vita sessuale della moglie, mai e poi mai l’avrebbe sposata. Tuttavia, il Tribunale livornese ha considerato che l’omissione, posta alla base della richiesta di annullamento, non poteva essere qualificata “né come errore sulla identità della persona né come errore essenziale sulle qualità personali dell’altro coniuge”.

Non è assolutamente nostra intenzione quella di andare a sindacare il dettato di una sentenza, anche se, in questo caso, ci sembra che un pochino di trasparenza in più da parte della moglie, forse, non avrebbe guastato… Quella che, invece, intendiamo oggi proporvi, è l’idea che, in amore, nascondere qualcosa al proprio partner costituisca sempre una forma tradimento: la storia che abbiamo appena esaminato è, senza dubbio, particolarmente delicata, ma non vi pare che, in generale, la scelta di celare anche altri fatti significativi che hanno riguardato la nostra sfera affettiva, lavorativa o magari anche politica, finisca sovente per rientrare nel panorama delle ipotesi per le quali un individuo possa sentirsi in diritto di appellarsi all’art.122? Oppure pensate che la logica del “non detto” e delle “mezze verità”, tutto sommato, sia il male minore e sia pure quella che, comunque, garantisce la continuità alla maggior parte delle unioni amorose?

Credits Foto: Pexels

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Scritto da: Giornale Radio

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