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Non c’è che dire: Ilaria Salis sta diventando uno dei personaggi più divisivi degli ultimi anni. Tra le aspettative che riguardano il suo imminente impegno al Parlamento europeo ed altre vicende che ci rimandano, invece, al suo passato più o meno recente, non passa giorno senza che tutti i giornali non le dedichino ampi spazi di attenzione. Superate le questioni relative alla carcerazione ungherese ed a presunti trascorsi che l’avrebbero segnalata come protagonista dalla mano decisamente “pesante”, adesso a disturbare la quiete post elettorale della maestra elementare brianzola, è intervenuta addirittura l’ALER ( e cioè, l’Azienda Lombarda Edilizia Residenziale) che le ha presentato un conto da 90mila euro, per avere occupato abusivamente, dal 2008 al 2022, un appartamento nel quartiere Navigli, a Milano. Conto che, come ha spiegato in modo assai chiaro, l’inquilina – divenuta, nel frattempo, onorevole – ritiene assolutamente ingiustificato: pertanto, si mettano pure l’anima in pace gli “odiatori” del centro – destra, perché neanche un centesimo del nuovo e ragguardevole compenso europarlamentare verrà speso a titolo di risarcimento a favore dell’Ente che gestisce le case popolari.
Sono abili i giornalisti di “Libero” o de “Il Giornale” a mettere in risalto la fragilità di certe argomentazioni di cui si fa scudo la Salis: e, forse – diciamoci la verità – chissà quante sono le famiglie che stentano a pagare l’affitto mensile delle loro abitazioni e che disapprovano la “prepotenza” di chi dice “io ho bisogno di un tetto e me ne infischio dell’ALER o di chicchessia”… Tuttavia, pur avendo davvero poco da spartire con Ilaria Salis , abbiamo lo stesso cercato di comprendere meglio il senso dei suoi ragionamenti.
In un lungo messaggio appena comparso sui social, la neo eletta eurodeputata sottolinea come, soltanto nel Milanese, siano ben 12mila le case popolari sfitte, a fronte di 10mila richiedenti in lista di attesa: di conseguenza – prosegue nel suo argomentare – “quando viene occupata una casa non assegnata… l’accusa di sottrarre il posto a una persona in lista d’attesa semplicemente non regge. Chi entra in una casa disabitata prende senza togliere a nessuno…” e, quindi, “affermare il contrario è bassa retorica politica”.
Inoltre, conclude, “vivere in una casa occupata non è qualcosa da furbetti”, poiché un occupante non può, ad esempio, avere la residenza e, quindi, i diritti ad essa collegati, come il fruire di un medico di base o di un asilo pubblico per i propri bambini. Insomma, scrive ancora Salis, “mettetevelo in testa, nessun occupante vuole essere occupante”. E almeno quest’ultima affermazione, probabilmente, è abbastanza condivisibile. Sul resto, ci sembra, invece, che la logica che presiede all’agire dei movimenti per l’occupazione delle case possa degenerare, assai facilmente, in situazioni che sai come iniziano, ma non sai mai come potranno andare a finire… Dice Ilaria Salis che “il movimento di lotta per la casa ha sempre agito con la forza della legittimità data dal semplice principio che tutte e tutti dobbiamo avere un tetto sulla testa….e , come ci insegna la Storia, non sempre le azioni legittime sono necessariamente anche legali in quel dato momento, ma in una società sana possono diventarlo successivamente”. Concetti, questi, che spostano indietro le lancette del nostro personalissimo orologio esistenziale e ci riportano ai tempi in cui ce la facevamo beatamente raccontare da Engels e dalla sua teoria sulla “violenza come levatrice della storia”. Col senno del poi, abbiamo però visto un po’ tutti che genere di parti siano spesso scaturiti dai facili entusiasmi di chi, come la nostra indomita paladina lombarda, crede ancora che sia univocamente possibile definire i tratti di quella che lei chiama “una società sana”.
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Credits Foto: Marco Trovò CC BY-NC-ND 2.0
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Scritto da: Giornale Radio
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