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In queste ore, un’immensa nuvola di smog incombe sulla Pianura Padana, con gli esperti dell’Agenzia per la protezione ambientale dell’Emilia Romagna che ammoniscono i cittadini di Bologna a non svolgere attività sportive all’aperto e quelli del CNR che esortano a non uscire con i neonati nel passeggino. Ma forse la notizia più inquietante proviene dalla Svizzera, dove la società IqAir – che monitora in tempo reale i livelli di inquinamento ed i rischi per la salute – colloca Milano al terzo posto tra le città più irrespirabili del mondo, provocando, in tal modo, una reazione stizzita da parte del sindaco meneghino, Beppe Sala, il quale parla di “rivelazioni estemporanee fatte da un ente privato che ogni tanto tira fuori queste cose”. Tuttavia, polemiche a parte, anche l’ Arpa Lombardia, domenica 18 febbraio, ha certificato nel capoluogo regionale una giornata di inquinamento massimo e, non a caso, da ieri sono state adottate, nelle province di Milano, Monza, Como, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona, Lodi e Pavia, delle misure restrittive che, nei comuni con più di 30mila abitanti, comportano anche severi divieti di circolazione nella fascia oraria che va dalle 7,30 alle 19, 30.
Secondo la scienza, a determinare la situazione che si è creata, oltre ai tradizionali fattori legati alle attività economiche, sarebbe essenzialmente l’alta pressione dovuta all’anticiclone che, da settimane, insiste sul Mediterraneo occidentale e che finisce per comprimere l’aria al suolo impedendone il ricambio. Di conseguenza l’aria inquinata ristagna e le sostanze nocive si espandono oltre i limiti.
In generale, è comunque innegabile che l’aria nelle nostre città sia oggi divenuta più pulita rispetto a quanto poteva esserlo nei decenni scorsi: tuttavia, a compromettere parzialmente gli apprezzabili risultati ottenuti sul fronte della riduzione delle sostanze inquinanti, è, nei tempi più recenti, intervenuto quel nuovo elemento di disturbo che siamo soliti definire “climate change”. Per il momento, l’unica risposta credibile di cui disponiamo per rendere più sana e sicura la respirazione dei cittadini padani è, purtroppo, soltanto quella che abbiamo già sperimentato durante il lockdown, quando cioè, effettivamente, dopo una quindicina di giorni di paralisi esistenziale pressoché assoluta, l’aria di Milano poteva confondersi con quella delle Dolomiti…
Pertanto, esiste, secondo voi, una via alla salvezza del Pianeta che non passi, essenzialmente, attraverso una drastica riduzione qualitativa dei nostri agi e delle nostre abitudini?
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21 Febbraio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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