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Nel marzo di quest’anno, la proposta di legge avanzata dall’onorevole Michela Brambilla in materia di delitti a danno di animali, ha compiuto il suo primo passo in avanti, ottenendo l’approvazione all’unanimità in Commissione Giustizia della Camera. Speriamo bene, poiché la sua promulgazione definitiva comporterebbe un rilevante salto di qualità verso una maggiore attenzione sui “delitti contro gli animali”, da parte del nostro Codice penale.
Le norme vigenti sul maltrattamento e l’uccisione di animali risalgono al 2004 e, sebbene presentino ancora diverse lacune, hanno, comunque, rappresentato una svolta di importanza storica, introducendo, nel nostro ordinamento, il concetto di “delitto” contro un animale. Sia chiaro che la “ratio” della legge resta pur sempre quella di tutelare non la vita o la salute degli animali stessi, ma bensì il sentimento di pietà umana dinanzi a fatti di crudeltà spesso indescrivibili. Tuttavia, dal 2004, in Italia certi reati che prima venivano puniti con semplici contravvenzioni sono, appunto, stati trasformati in “delitti” e, quindi, puniti con sanzioni più gravi.
In sintesi, la legge Brambilla alzerebbe la pena per l’uccisione di animali, portandola dai 4 mesi ai 2 anni attuali, ad un nuovo livello che andrebbe dai 2 ai 6 anni. Per chi, invece, compie atti di maltrattamento, la detenzione dai 3 ai 18 mesi odierni si innalzerebbe ad una forbice tra 1 e 5 anni, unitamente ad una multa dai 5.000 ai 30.000 euro.
Se questa mattina vi riproponiamo un tema sul quale ci siamo già certamente soffermati in passato, è perché siamo stati colpiti da un post piuttosto esasperato che la show girl Elisabetta Canalis ha pubblicato ieri, a proposito del caso del gattino lanciato nel vuoto da un gruppetto di minorenni che lei definisce “minorati”. Si chiede, infatti, la Canalis “che razza di mostri stiamo allevando” e “che esempio stia dando la legge”. Il post continua, ricordando che ad Agnani dei ragazzi durante una cena uccidono per gioco una capretta a calci ed il pm chiede l’archiviazione. Idem per il cane bruciato vivo a Roma. E visto che la sorte di un animale a certi magistrati sembra importare meno di niente, l’ex velina bruna di Striscia la Notizia – nota anche per le sue grandi abilità nelle arti marziali e negli sport da combattimento in generale – sta cominciando a pensare che sia ormai diventato “giusto farsi giustizia da soli. “È giusto – scrive – pestarli fino a lasciarli in terra e se i genitori protestano ce ne dovrebbe essere pure per loro”, poiché – conclude – “la legge in Italia non fa paura a nessuno, ma fa ridere”. Noi, sicuramente, ci guardiamo bene dal farci portatori di istanze che invochino una sorta di “deregulation” per le forme di “giustizia fai da te”. Tuttavia, non vi possiamo nascondere che, in fondo in fondo, pensiamo pure che cinque minuti da passare con una Canalis infuriata, certi individui se li meriterebbero davvero…Siete d’accordo anche voi?
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Scritto da: Giornale Radio
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