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A cura di Ferruccio Bovio
A un anno esatto dalla morte di Aleksej Navalny, un comunicato congiunto emesso da diciotto Paesi (tra i quali anche Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna) ne ha ricordato la misteriosa scomparsa – avvenuta il 16 febbraio del 2024 – in un carcere speciale, dopo anni di inesorabili persecuzioni da parte del Cremlino. In particolare, il documento in questione si sofferma sulla allarmante condizione dei diritti umani che, in Russia, continua ad aggravarsi. Il regime perseguita, infatti, ogni forma di dissenso (anche se pacifico), minando lo stato di diritto e imponendo un clima di paura finalizzato all’esclusiva tutela dei propri interessi. I diciotto Paesi firmatari dell’appello democratico rivelano anche che, al momento, sono oltre ottocento i prigionieri politici (compresi i tre avvocati difensori di Navalny, accusati di essere “estremisti e terroristi”), incarcerati per il solo motivo di essersi espressi contro l’invasione dell’Ucraina, denunciandone tutta la brutalità usata nei confronti della popolazione civile. Ed a testimoniare della fondatezza delle loro denunce, concorrono pure svariati rapporti della Nazioni Unite che, con dovizia di informazioni, ci raccontano di come, nel sistema di potere putiniano, i prigionieri politici vengano prima torturati e poi abbandonati, senza ricevere cure mediche adeguate, in strutture di detenzione psichiatrica forzata.
Anche in Italia, domenica mattina, ponendo un fiore presso il monumento innalzato nel luogo in cui fu ucciso Giacomo Matteotti, alcuni esponenti della nostra politica hanno voluto omaggiare la memoria di Navalny, sottolineando il legame che, idealmente, unisce queste due figure di martiri per la libertà. Figure, ovviamente, molto diverse tra di loro, ma entrambe accomunate dalla spietata repressione, orchestrata nei loro confronti, dalla medesima logica totalitaria. E a questo proposito, amici ascoltatori, questa mattina Giornale Radio sarebbe davvero curiosa di sapere se, a vostro giudizio, il paragone tra Navalny e Matteotti rappresenti un’opzione storicamente e politicamente sostenibile, oppure costituisca, invece, solamente un accostamento azzardato.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
19 Febbraio 2025
Scritto da: Redazione
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