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In occasione della Settimana Mondiale delle Vaccinazioni – che si è conclusa martedì scorso – l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diffuso i dati rilevati da uno studio da essa stessa coordinato. Ne è emerso che, negli ultimi cinquant’anni anni, i vaccini hanno salvato almeno 154 milioni di vite nel mondo, delle quali oltre 92 milioni avrebbero potuto essere cancellate dal solo visus del morbillo. Inoltre, sempre secondo l’OMS, per ogni vita salvata dai vaccini, sono stati guadagnati, in media, 66 anni di piena salute, per un totale di 10,2 miliardi di anni vissuti in buone condizioni fisiche, nell’arco temporale preso in considerazione.
Si pensi, ad esempio, al fatto che, grazie alla vaccinazione contro la poliomielite, sono oggi nella condizione di potersi muovere agevolmente ben oltre 20 milioni di persone che, altrimenti, non sarebbero state in grado di farlo.
Pertanto, nel celebrare questa settimana mondiale, i vertici dell’Istituto targato ONU hanno ribadito come i vaccini siano “tra le invenzioni più potenti della storia”, dal momento che hanno reso prevenibili malattie che, un tempo, erano assai temute. E indubbiamente, lo dobbiamo ad essi se “il vaiolo è stato debellato, la poliomielite sta per esserlo e se, con il più recente sviluppo di vaccini contro patologie come la malaria e il cancro del collo dell’utero, la ricerca medica sta facendo arretrare le frontiere delle malattie”. Di conseguenza, conclude l’OMS, sarà proprio facilitando l’impegno dei ricercatori – tramite la crescita degli investimenti finanziari dedicati allo studio della virologia – che molte altre milioni di esistenze umane potranno essere salvate anche nel prossimo futuro.
Noi, per parte nostra, consideriamo indiscutibili i risultati eccellenti ottenuti dalla ricerca scientifica nel campo della farmacologia e della prevenzione epidemiologica, tuttavia non disconosciamo il fatto che purtroppo – e sia pure raramente – in alcuni casi ( come, del resto è stato, appena, riconosciuto dalla stessa AstraZeneca), la somministrazione di un qualunque vaccino possa comportare conseguenze letali o, comunque, gravemente invalidanti per soggetti particolari. E qui non si tratta, certamente, di lasciarsi incantare da certe teorie non supportate da alcun fondamento scientifico che, come ben sappiamo, hanno conosciuto un loro momento di auge durante il periodo della pandemia… ma piuttosto di porsi, filosoficamente, il problema se, in campo medico, sia moralmente giusto l’accettare il sacrificio di un singolo, in favore del benessere di una moltitudine. La risposta può apparire scontata, tanto è vero che è quella che l’umanità, nel suo complesso, ha sempre dato quando si è trovata a dover attuare scelte di carattere generale. Tuttavia, per il singolo individuo che soccombe, è l’universo intero che svanisce.
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03 Maggio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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