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A cura di Ferruccio Bovio
Ieri siamo rimasti piuttosto turbati leggendo di uno studio, riportato dal New York Times, secondo il quale l’intelligenza artificiale è destinata a superare quella umana entro il 2027. In sostanza, si andrebbe ad auto generare un tipo di intelligenza che, conoscendo ormai meglio di quella umana la progettazione di intelligenze artificiali avanzate, potrebbe programmare direttamente il proprio sviluppo, dando vita a versioni sempre più efficienti di sé stessa. Gli autori della ricerca ipotizzano, infatti, che proprio all’interno di un sistema di AI, verranno a crearsi le condizioni per sviluppare un autentico programmatore “sovrumano”, che sarà, quindi, in grado di operare, in modo più immediato ed economico, in tutti i campi che oggi appartengono ancora alle competenze dei tecnici più selezionati. Non ci è chiaro se la prospettiva indicata dal prestigioso quotidiano americano sia destinata a farsi realtà, oppure a rimanere confinata nell’ambito della fantascienza, ma è certo che l’idea che, da un momento all’altro, un brutto giorno una macchina possa acquisire una vera e propria consapevolezza di se stessa, apre le porte agli scenari più inquietanti. E in effetti, il fatto che i computer o gli smartphone di oggi siano incoscienti, non esclude aprioristicamente che non possano, invece, divenirlo quelli di domani. D’altra parte, lo stesso mistero dei misteri – e cioè, la creazione dell’Universo – induce a considerare che, in fondo, anche un qualcosa di ben più complesso ed importante della coscienza umana, possa essere scaturito improvvisamente dal nulla…
Fa, comunque, paura pensare a sistemi talmente automatizzati da saper agire anche in assenza di nostre istruzioni dettagliate, prendendo decisioni che prescindano assolutamente da qualsiasi possibilità di controllo umano. E il problema si farà sempre più serio, visto che i campi di applicazione dell’intelligenza artificiale si estendono ormai anche ai settori istituzionalmente o eticamente più delicati come quelli della sicurezza, della difesa, della giustizia o della sanità. Settori nei quali potrebbe, pertanto, facilmente configurarsi il rischio che ad operare le scelte maggiormente rilevanti – magari anche quelle di vita o di morte – non sarebbe più un responsabile umano chiaramente individuabile, ma un banalissimo decisore elettronico. Da sempre, l’uomo è stato abituato a considerarsi come il signore incontrastato di questo mondo, spingendosi anzi – spesso e volentieri – ad ignorare del tutto le esigenze della natura e i diritti degli altri esseri viventi. Adesso però, all’orizzonte – stando almeno a quanto ci spiega il New York Times – sembra delinearsi una concreta minaccia alla sua, fino ad oggi, incontrastata egemonia: che sia forse il caso, amici ascoltatori, di porre un freno allo sviluppo di determinate tecnologie? O perlomeno di circoscriverne gli ambiti di applicazione? Se volete dire la vostra su questi temi, fatelo senz’altro, perché Giornale Radio è, come sempre, molto interessata a conoscere le vostre opinioni.
Credits Foto: Freepik
14 Aprile 2025
Scritto da: Redazione
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