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L'opinione

Triptorelina

today19 Dicembre 2024

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A cura di Ferruccio Bovio

Il Comitato Nazionale per la Bioetica raccomanda che le prescrizione della triptorelina – e cioè, del farmaco che blocca la pubertà nei minori – sia consentita “esclusivamente a seguito della constatata inefficacia di un percorso psicoterapeutico/psicologico, ed eventualmente psichiatrico”. È questo, dunque, l’orientamento del Comitato (che è stato reso noto all’inizio della settimana), riguardo ai casi in cui la triptorelina viene, appunto, utilizzata per risolvere le cosiddette “disforie di genere” nei giovanissimi. La presa di posizione dell’Organo consultivo del Consiglio dei Ministri segue di pochi giorni la decisione del Ministero della Salute britannico che ha decretato, addirittura, il bando dal commercio di determinate sostanze farmacologiche per almeno due anni e, comunque, fino a che non emergeranno, in merito ad esse, eventuali nuovi elementi di valutazione scientifica.

Pertanto, anche il nostro Comitato di Bioetica assume, su questi temi, un atteggiamento di evidente prudenza, sottolineando la carenza di dati certi sulle conseguenze mediche dell’uso dei bloccanti della pubertà e sollecitando così il Ministero della Salute, affinché si impegni a finanziare specifici studi clinici, che siano in grado di escludere definitivamente la presenza di rischi sanitari dovuti alla somministrazione del farmaco. In Italia, si è iniziato ad usare la triptorelina per la disforia dei minori nel 2019: e di quanto avvenuto in questi cinque anni, sappiamo pochissimo, sia in relazione al numero ed alle modalità dei trattamenti, che agli esiti delle terapie. Un’ispezione ministeriale, effettuata presso l’ Azienda ospedaliero – universitaria di Careggi, ha, comunque, evidenziato dei risultati allarmanti, visto che, in diversi casi, il farmaco sarebbe stato somministrato ignorando gli interventi di psicoterapia propedeutici previsti dalle raccomandazioni del Comitato.

A favore di questa tipologia di farmaci, si argomenta che, di regola, i bloccanti vengono presi per circa quattro anni, iniziando la cura intorno agli undici anni: un lasso di tempo, durante il quale si presume che il minore abbia la possibilità di meglio chiarire a se stesso quale sia realmente il genere sessuale cui “sente” di appartenere, decidendo pertanto – al termine delle somministrazioni – se iniziare una terapia ormonale sostitutiva, oppure riprendere il percorso della sua pubertà, dalla fase in cui era stata interrotta. Di conseguenza, la prescrizione della triptorelina, per i fautori del suo utilizzo, sarebbe indispensabile, proprio perché concede ai soggetti coinvolti lo spazio temporale necessario per adottare decisioni più consapevoli.

Per contro, altre tendenze scientifiche – come quella della Società Italiana di Pediatria – sostengono che il vero rimedio per la disforia dei bambini risieda, invece, nella desistenza: ossia nel concedere loro un lungo periodo di riflessione per accettare il proprio sesso biologico, visto che, solo in una percentuale che varia dal 12 al 27%, la disforia permane anche nel passaggio all’adolescenza. Sono, ovviamente, questioni molto delicate, a proposito delle quali abbiamo davvero serie difficoltà nell’esprimere un nostro orientamento. Voi, invece, amici ascoltatori, ve la sentite di farci sapere quale sia la vostra personalissima opinione?

Credits Foto: Freepik image generation

19 Dicembre 2024

Scritto da: Giornale Radio

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