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Il Governo sembra orientato a procedere spedito sulla strada che porta all’obbligo di sottoporre a specifici test psicoattitudinali i candidati a svolgere la funzione di magistrati. La verifica dovrebbe avere luogo subito dopo il superamento, da parte degli aspiranti giudici, delle prove orali del concorso di Stato. Dello spinoso problema si discuterà, con ogni probabilità, nella riunione del Consiglio dei Ministri in programma per oggi: pertanto, il dado pare tratto e, di conseguenza, i futuri magistrati, prima di entrare in servizio, dovranno affrontare anche un esame che si occuperà di accertare il loro stato di salute mentale.
Parere decisamente contrario a questa iniziativa dell’esecutivo Meloni è stato, puntualmente, espresso dall’Associazione Nazionale Magistrati che, in una nota ufficiale, parla di “genericità e vaghezza degli annunci dei test per i magistrati” e della “disinvoltura che disorienta”, con cui il ministro Nordio ha previsto i test psicoattitudinali “senza dire cosa siano, a cosa servano, come si strutturino, quali le conseguenze di un eventuale risultato negativo, quali le figure professionali che li effettueranno e li valuteranno”. La nota dell’Associazione si conclude poi manifestando uno “sconcerto grande”, che è “pari soltanto alla superficialità con cui si ritiene di poter intervenire in materie così delicate, così costituzionalmente sensibili, come l’ordinamento giudiziario”. Eppure, i test psicoattitudinali non costituiscono certo una novità per quanto riguarda i concorsi pubblici: ad essi si fa, ad esempio, ricorso quando si tratta di reclutare militari, poliziotti o carabinieri. E, non a caso, stiamo parlando di “servitori dello Stato” cui – esattamente come ai magistrati – viene affidata la tutela dei diritti di ogni cittadino: tutela che, necessariamente, non può essere lasciata alla responsabilità di soggetti che non forniscano adeguate garanzie di equilibrio psichico. Di conseguenza, ci pare normale che, in questi ambiti operativi, le attitudini mentali di un candidato rivestano sempre un ruolo determinante, sia per la sua assunzione, che per la sua futura carriera. Francamente, stentiamo a comprendere le ragioni di tanta ostilità da parte delle associazioni dei magistrati. Si teme, forse, che dietro a questa tipologia di test si nasconda un disegno governativo che mira a “filtrare” politicamente i giudici ed i pm che entreranno in Magistratura nei prossimi anni? In caso affermativo, avremmo allora bisogno di leggere o ascoltare, in proposito, argomentazioni chiare ed accessibili a tutti e non solamente agli azzecca garbugli…Altrimenti come non pensare di trovarci, per l’ennesima volta, dinanzi ad una delle tante prese di posizione di natura corporativa che rallentano la crescita civile, economica e sociale del nostro Paese?
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25 Marzo 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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