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A cura di Ferruccio Bovio
Mentre, anche ai massimi livelli di responsabilità politica, le minacce di fare ricorso all’uso di armi nucleari si stanno facendo sempre più frequenti, si avvicina – ormai è solo questione di due mesi – il giorno in cui, se il Pianeta fosse abitato da individui meno irresponsabili, si dovrebbe celebrare il trentennale del cosiddetto Memorandum di Budapest. E stiamo pensando a quel 5 dicembre del 1994 in cui, per cercare di mettere sotto un controllo unico quella parte dell’ex arsenale atomico sovietico che era rimasta al di fuori dei confini russi, Stati Uniti e Gran Bretagna convinsero l’Ucraina a smantellare le proprie testate (per l’esattezza erano cinquemila e costituivano all’epoca il terzo arsenale presente sulla faccia della Terra) ed a consegnarle alla Russia. In cambio le due potenze anglofone si facevano garanti, unitamente – vi preghiamo di non ridere – alla Russia, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale del Paese. In questo modo, tutto il formidabile potenziale distruttivo che Kiev aveva ereditato dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, fece ritorno, nel giro di due anni, a quella che, in linea di massima, poteva essere considerata la “casa madre” moscovita. Strana – non c’è che dire – questa remissività da parte di una Nazione nazista e guerrafondaia come quella che i missili di Putin, da oltre trenta mesi, stanno cercando invano di “denazificare”, liberandola dal giogo immorale (e, si dice, addirittura satanico) impostole dalla cricca di Volodymiyr Zelensky… Col senno del poi, possiamo oggi affermare che il Memorandum del 1994 riveste, comunque, una certa importanza, se non altro perché aiuta a smentire certe argomentazioni del Cremlino, in base alle quali l’ Operazione Speciale Militare sarebbe essenzialmente scaturita da un’esigenza di autotutela – sentita “obtorto collo” dalla pacifica Federazione Russa – dinanzi alla crescente aggressività dell’Occidente. In realtà, a ben vedere, nonostante qualcuno (anche particolarmente autorevole) abbia, ultimamente, avuto l’impressione di udire “la NATO abbaiare al confine russo”, saremmo davvero curiosi di farci spiegare – soprattutto dai putiniani di casa nostra – per quale motivo chi avesse veramente voluto creare un grosso problema militare al Cremlino, lo avrebbe fatto arricchendolo di migliaia di bombe atomiche aggiuntive…In altre parole, ci pare che, vista la piega che hanno preso nel tempo i rapporti russo – ucraini, oggi il governo di Mosca dovrebbe soltanto ringraziare di cuore sia la Casa Bianca, che la dimora di Downing Street per l’incauto autogol che esse stesse si fecero a Budapest trent’anni fa. Pensiamo, infatti, che, se gli Ucraini rappresentassero ancora la terza potenza nucleare del mondo, ben difficilmente qualcuno si sarebbe sognato adesso di andarli ad attaccare. La verità è, quindi, quella che se, in questo momento, Putin si è trovato nella condizione di poter dare impunemente il via libera alle sue aspirazioni di carattere imperiale, lo deve proprio al fatto che la NATO intera, per troppi anni, ne ha frainteso le reali intenzioni, arrivando persino a disarmare un Paese dai confini fragili come l’Ucraina.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
29 Settembre 2024
Scritto da: Giornale Radio
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