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A cura di Ferruccio Bovio
Come è noto, il 30 dicembre scorso la versione restaurata e rimasterizzata del film “Vacanze di Natale” è ritornata, per un giorno, nelle sale cinematografiche per celebrare il suo quarantesimo compleanno. E c’è anche da aggiungere che, nell’arco di neanche 24 ore, il lavoro dei fratelli Vanzina è ancora stato in grado di dominare il botteghino con la media copia più elevata d’Italia, incassando quasi 500.000 euro.
Tuttavia, a rovinare il clima di nostalgico revival in cui, per un attimo, qualcuno aveva cercato di tornare alla perduta spensieratezza dell’ inverno 1983, è intervenuto – recitando la parte del guastafeste – addirittura l’autorevolissimo New York Times che, scendendo tra noi comuni mortali, ha dedicato un certo spazio ai nostrani “cinepanettoni”, definendoli “sessisti e volgari”, nonchè pieni di battute politicamente scorrette nei confronti di minoranze etniche, culturali e sessuali.
E in effetti, è difficile negare che – come scrive testualmente il quotidiano newyorkese – i cinepanettoni abbiano “elevato a forma d’arte l’amore italiano per il tradimento, per l’umorismo da toilette e per le imprecazioni folcloristiche”, riflettendo, in tal modo, alcuni aspetti deteriori dell’italica maniera di vivere. E’ pur vero però, che se la commedia ha, generalmente, il compito di raccontare i mutamenti di una società – magari anche attraverso personaggi che, nella loro comicità, sanno caratterizzare un determinato momento storico – allora bisogna pure riconoscere che “Vacanze di Natale” (e tutti i film analoghi che gli sono seguiti) non hanno fatto altro che raccontare gli Italiani degli Anni 80/90, ironizzando sui loro vizi, sulle loro aspettative e sulle loro ambiguità. E, quindi, sinceramente non ci pare sia il caso di pontificare troppo su quell’Italia che era certamente yuppie e superficiale, ma che sentiva anche davvero la necessità di respirare un’aria nuova che, finalmente, non odorasse più di piombo come quella che l’aveva, invece, intossicata nel decennio precedente.
Certo, siamo in presenza di lavori cinematografici che, qualitativamente, non sono neanche avvicinabili ai grandi capolavori della Commedia Italiana che li aveva preceduti…Niente a che vedere con Dino Risi, Mario Monicelli o Lina Wertmuller…però tanto accanimento ci pare francamente ingiustificato. Anche a voi?
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10 Gennaio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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