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A cura di Ferruccio Bovio
Oggi, 12 gennaio, compie 60 anni Jeff Bezos che nasce, infatti, in questo giorno ad Albuquerque, nel New Mexico. Suo padre abbandona la famiglia quando Jeff ha appena un anno e la madre si risposa con Miguel Bezos, un immigrato cubano che, adottando Jeff, gli dà il suo cognome.
Terminato il liceo, Bezos frequenta la Princeton University del New Jersey, laureandosi in ingegneria elettronica ed informatica, per poi cominciare a lavorare a Wall Street come analista quantitativo.
Nel 1994, cavalcando la sempre più forte diffusione di internet, decide di lasciare il suo impiego a New York per trasferirsi a Seattle, dove dà inizio all’attività commerciale che lo renderà uno dei due uomini più ricchi della Terra. Stiamo, ovviamente, parlando di “Amazon” che Bezos chiama così, auspicando che la sua neonata creatura possa espandersi proprio come il Rio delle Amazzoni, il fiume più lungo del pianeta. Inizialmente, Amazon vende soltanto libri su internet, ma già nel 1997, anno in cui viene quotata in Borsa, ha ormai esteso il suo campo di azione alla musica, ai film, all’elettronica ed a molti altri settori, delineandosi, in tal modo, sempre di più come il colosso del commercio online globale che consociamo oggi.
Si calcola che, per 25 anni consecutivi, la ricchezza dello straordinario imprenditore sia aumentata di 4.000 dollari al secondo, portandolo ad essere, nel 2017, l’uomo più ricco del mondo: titolo che conserverà fino al 2021, quando dovrà cederlo a Elon Musk. Ad accomunare i due massimi Paperoni del nostro tempo, non sono però soltanto gli immensi i patrimoni ed una straordinaria capacità nel saper cogliere al volo le opportunità che lo sviluppo tecnologico ha offerto loro, ma è anche una visione decisamente autocratica per quanto riguarda la gestione delle proprie aziende. Basti pensare che, in Amazon, il sindacato americano ha fatto il suo ingresso, per la prima volta, solamente il 2 aprile del 2022…
Ci viene, pertanto, spontaneo domandarci se alcuni patrimoni – come quelli di Jeff Bezos, Elon Musk, Bill Gates o Mark Zuckerberg – abbiano ormai raggiunto dimensioni tali da costituire una potenziale minaccia per la democrazia: dal momento che stiamo parlando di incredibili quantità di denaro che, in genere, finiscono poi per tradursi, quasi automaticamente, in altrettanto potere. Compreso, ad esempio, quello di indirizzare la politiche fiscali globali.
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Credits: Daniel Oberhaus (CC BY 2.0 DEED)
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12 Gennaio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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