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A cura di Daniele Biacchessi
Dal prossimo 9 aprile, il Governo guidato da Giorgia Meloni sarà impegnato nelle previsioni contenute nel nuovo Def, il documento economico e finanziario, cioè la carta d’identità delle politiche economiche italiane del 2024 e 2025. Ci saranno una limatura nelle prospettive di crescita, una linea di crescita che non si allontana da quella già tracciata dalla Nadef, e una più generale incognita sull’impatto del Superbonus sui conti pubblici. Proprio dal debito giungono i problemi più importanti che il ministro Giorgetti e i tecnici del suo dicastero dovranno affrontare, senza incorrere ad una manovra aggiuntiva. Il Governo è alla caccia di almeno 20 miliardi, se non di più, indispensabili alla manovra di autunno per replicare tagli al cuneo fiscale, Irpef a tre aliquote, deduzione per le assunzioni delle imprese, riduzione contributiva extra per le madri con tre figli a carico, rifinanziamento del sistema sanitario, di quello pensionistico, e molto altro ancora. La strada classica, il maggior deficit per coprire le nuove misure sul piano finanziario, è strettissima, se non un’impresa quasi impossibile. L’ordine di scuderia è di non gonfiare ulteriormente il debito su cui grava il Superbonus che peserà, stando agli ultimi dati aggiornati, per 40 miliardi nel periodo 2024-2026, ovvero almeno 16 miliardi in più dei 24 previsti finora. In particolare, le previsioni indicano un deficit sotto il 4,5%, pil a 1% nel 2024 e 1,2% nel 2025. Per raggiungere questi obiettivi ambiziosi, il Governo spinge sulla spinta agli investimenti attesa nel Pnrr. Più controversa sarà invece la dinamica dei consumi interni che possono beneficiare della frenata dell’inflazione, ma soffrono per un livello di prezzi più alto, come dimostrato dagli ultimi dati Istat. Non sarà facile conciliare la ricerca del consenso politico con i dati reali della nostra economia.
Scritto da: Giornale Radio
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