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A cura di Ferruccio Bovio
Sembra siano almeno 12.000 gli artisti internazionali che, attraverso una petizione mirata, hanno chiesto l’esclusione di Israele dalla prossima Biennale d’Arte di Venezia, che si terrà dal 20 aprile al 24 novembre. L’appello – “No al padiglione del genocidio” – è stato lanciato da un neonato collettivo denominato ANGA (Art Not Genocide Alliance).
Il documento in questione chiede “l’esclusione di Israele dalla Biennale di Venezia”, affermando che “offrire un palcoscenico ad uno Stato impegnato in continui massacri contro il popolo palestinese a Gaza è inaccettabile”. Vengono, inoltre, fatte analogie con i boicottaggi del Sudafrica ai tempi dell’apartheid e con le sanzioni alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, a causa della quale la Biennale avrebbe escluso ogni collaborazione con il Cremlino. Per la verità, i promotori dell’iniziativa sembrano qui ignorare il fatto che, in quest’ultimo caso, nel 2022, la chiusura del Padiglione russo non fu imposta da alcuna autorità italiana, ma venne, invece, decisa autonomamente dai curatori nominati dal ministero moscovita della Cultura , il quale ha, tra l’altro, già reso noto che non intende partecipare neanche alla prossima Esposizione.
La reazione ufficiale del ministro Gennaro Sangiuliano, rispetto al contenuto della petizione, non si è fatta certo attendere ed è stata particolarmente ferma e chiara, giudicando “inaccettabile, oltreché vergognoso il diktat di chi ritiene di essere depositario della verità e, con arroganza e odio, pensa di minacciare la libertà di pensiero e di espressione creativa in una Nazione democratica e libera come l’Italia”. Israele – secondo il ministro – non solo ha il diritto di esprimere la sua arte, ma ha pure il dovere di dare testimonianza al suo popolo, colpito così duramente a freddo da terroristi senza pietà. Pertanto, la Biennale dovrà rimanere sempre un’occasione di incontro e dialogo, anziché un momento di censura e di intolleranza.
Tra l’altro, i vari padiglioni nazionali appartengono ai singoli Stati che li gestiscono con fondi propri, senza dipendere minimamente dal Governo italiano o dalla Direzione della Biennale. Di conseguenza, lo stesso tipo di considerazioni, appena riportate per Israele, valgono anche nei riguardi di un altro appello – il “Non siate complici”- pervenuto, proprio in queste ore, dalla Woman Life Freedom Europe, affinchè la Biennale “annulli la partecipazione dell’Iran e degli artisti asserviti al regime”. Anche in questo caso, infatti, la Biennale ribadisce che tutti i Paesi riconosciuti dalla Repubblica italiana possono, in totale autonomia, richiedere di partecipare ufficialmente. Ecco perché , nessuna petizione tendente ad escludere, dalla 60esima Esposizione Internazionale dell’Arte, la presenza di una qualsiasi delegazione – sia essa israeliana o iraniana – potrà mai essere presa in considerazione.
Scritto da: Giornale Radio
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