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A cura di Daniele Biacchessi
Il rapporto tra giornalismo d’inchiesta e i vari governi in carica non è mai stato idilliaco. In generale, al potere non piace che vengano svelati retroscena, anche minuscoli particolari di un’indagine della magistratura, degli organi di polizia giudiziaria. E’ così fin dal 9 luglio 1924, cento anni fa, quando veniva pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del Regno, il decreto, imposto dal presidente del Consiglio Benito Mussolini con l’approvazione del Re, sulla “soppressione della Libertà di stampa”. La prima legge bavaglio voluta dai fascisti a seguito della dura campagna giornalistica intrapresa dai giornali di opposizione dopo il delitto Matteotti. Le conseguenze immediate furono il licenziamento di molti direttori e relativi editori, la FNSI – il Sindacato unitario dei giornalisti – fu sciolta e sostituita dal Sindacato fascista dei giornalisti. Come è intuibile, il bavaglio alla libera informazione è una storia che parte da lontano e arriva ai giorni nostri, comune a tutti i regimi, una storia che allontana un paese dalla democrazia: l’imposizione del pensiero unico e il silenzio per chi la pensa diversamente. Cento anni dopo siamo ancora qui a parlare di norme che, nei fatti, violano il principio di libertà di stampa.
I pareri dei relatori Sergio Rastrelli e Andrea Pellicini di Fdl alle commissioni Giustizia di Camera e Senato propongono di estendere il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia, introdotto su proposta di Enrico Costa, anche alle altre misure personali con multe fino 500mila euro in caso di violazione. La norma sull’ordinanza di custodia cautelare era contenuta in un emendamento depositato da Costa, all’epoca deputato di Azione e oggi tornato in Forza Italia, alla legge di delegazione europea per il 2024, cioè il provvedimento con il quale ogni anno l’Italia si adegua al diritto comunitario. La delega modifica l’articolo 114 del codice di procedura penale sul “divieto di pubblicazione di atti e immagini”, cancellando l’inciso al comma 2, inserito nel 2017 dalla riforma di Andrea Orlando, che esclude l’ordinanza di applicazione delle misure cautelari dagli atti di cui è vietata la pubblicazione fino alla fine delle indagini preliminari, sebbene non più coperti da segreto. Rimane invece consentito pubblicare il “contenuto” dell’atto, cioè la sintesi rielaborata dal cronista. Ha ragione la Fnsi che parla di un manganello sanzionatorio contro i giornalisti, perché il governo si appresta a peggiorare ulteriormente la norma Costa, estendendo il divieto a tutti gli atti cautelari, compresi i sequestri disposti dal Gip.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
Scritto da: Giornale Radio
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