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A cura di Ferruccio Bovio
Non è detto che la riforma della giustizia approvata nell’ultimo Consiglio dei Ministri sia destinata a diventare realmente operativa nel prossimo futuro. Il percorso – sia sul piano parlamentare, che, eventualmente, poi su quello referendario – si preannuncia, infatti, già fin da ora, piuttosto lungo e accidentato, viste le reazioni immediate delle associazioni dei magistrati e di alcuni partiti, i quali difficilmente rinunceranno ad alzare le loro barricate contro le innovazioni introdotte dal ministro guardasigilli Carlo Nordio, al fine di modificare sensibilmente il nostro ordinamento giudiziario. Tuttavia, in ogni situazione, se nessuno si decide mai a compiere un passo d’avvio, è chiaro che lo status quo finirà per rimanere tale fino alle calende greche… E a Nordio ed al Governo in generale, va, appunto, dato atto di avere iniziato un percorso, al termine del quale una nuova legge costituzionale sancirà la separazione delle carriere tra i magistrati giudicanti e quelli requirenti. Naturalmente, in questi ultimissimi giorni, siamo stati un po’ tutti bombardati dagli allarmismi e dai disperati S.O.S. di quanti – politici, magistrati e giornalisti – ci hanno chiamati alle armi per difendere l’indipendenza della magistratura e, quindi, in definitiva, anche il fondamento stesso della democrazia in Italia. Per colpa di un ministro che si comporta come un apprendista stregone, il nostro Paese starebbe prendendo una pericolosa deriva autoritaria (o, comunque, caotica), contro la quale chiunque abbia a cuore le sorti della patria deve assolutamente mobilitarsi, manifestando la propria contrarietà. Noi però, ci permettiamo di dissentire da tutta questa ostilità preconcetta nei confronti di una riforma che, in fondo, a ben guardare, non fa altro che avvicinare la nostra macchina giudiziaria a quella di altri Paesi incivili o tirannici come Svezia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Portogallo o Canada…Paesi nei quali, molto semplicemente, a livello processuale, PM e avvocati giocano a parità di condizioni, poiché la funzione di chi giudica è distinta in modo chiaro da quella di chi, invece, rappresenta l’accusa.
Ci congediamo da voi, proponendovi questo breve estratto che abbiamo ripescato da una mozione congressuale di un partito italiano di qualche anno fa: in esso si legge che “il tema della separazione delle carriere appare ineludibile per garantire un giudice terzo e imparziale”. Bene, il congresso era quello del PD e, tra i firmatari del documento, figurava anche Deborah Cerracchiani, oggi responsabile per la giustizia di quel Partito.…
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
02 Giugno 2024
Scritto da: Giornale Radio
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